Ormai è purtroppo evidente come la deriva blasfema della cultura contemporanea stia dilagando, ma i cristiani come possono contrastarla?
Un tempo infatti, che oggi sembra piuttosto lontano, nei prodotti culturali si indagava il senso della vita e spesso ci si interrogava sulla presenza di Dio nella vita dell’uomo, sulla sua Provvidenza, sulla bontà della fede e la malvagità delle azioni immorali. Pensiamo alla grande letteratura, certamente ad esempio nel medioevo (San Francesco, San Tommaso, Dante, Tasso, Petrarca, Manzoni giusto per citarne alcuni).
Ma anche in tutti i secoli successivi, e pensiamo ai capolavori letterari del diciannovesimo e ventesimo secolo (Beckett, Bernanos, Dostoevskij, Tolstoj, Solženicyn, Hemingway, Green, tanto per citarne alcuni). Lo stesso vale per il grande cinema, le serie tv, il ruolo della televisione pubblica nell’affrontare temi di rilevanza fondamentale. Pensiamo ai film di Pasolini, al successo di Don Camillo e Peppone, ai classici popolari come Marcellino pane e vino.
Oggi, fatto salve il Don Matteo ispirato al Padre Brown di Gilbert Keith Chesterton, tutto questo sembra un assoluto ricordo lontano, a guardare cosa accade, ad esempio, nei grandi colossi della distribuzione in streaming. Uno su tutti è l’esempio di Netflix, ma lo stesso potrebbe valere per tutte le altre grandi piattaforme. La blasfemia sembra essere diventata di casa, o almeno non essere più un problema, quando si parla di film che parlano della religione cristiana, ovviamente il discorso non vale infatti per le altre religioni.
Lasciati stare i casi come i film sui due Papi, che danno una rappresentazione a dir poco caricaturale, o quelli sul Papa giovane, la cui strada è stata invece aperta dal Papa dimissionario di Nanni Moretti, nelle piattaforme frequentate dai giovani e che offrono loro la quasi totalità dei filmati davanti a cui passano le loro serate, è uno tutto un proliferare di attacchi al mondo cristiano.
La ragione alla base di queste scelte, però, non è solamente quella di diffondere una cultura palesemente anti-cristiana, invasa di spirito libertino ma che in realtà non è altro che un conformismo elitario, gnostico, o per meglio dire massonico. Se è certo che ci sono forti potentati che sponsorizzano in lungo e in largo la caduta del mondo cristiano, la produzione culturale è da che mondo è mondo la prima trincea in cui si combatte questa guerra. E visto che per produrre film ci vogliono soldi, gli stessi grandi potentati internazionali sono coloro che hanno tutte le armi in mano.
Anche se poi si riuscirà a produrre pellicole in maniera più economica c’è sempre la seconda linea di trincea, che è quella della distribuzione, dove subito si taglierà fuori ogni speranza al malcapitato regista cristiano. Ma c’è però anche una seconda ragione alla base di questo proliferare di contenuti blasfemi e anti-cristiani: la pubblicità. L’indignazione che puntualmente si fa avanti nel mondo cristiano per film come il Gesù omosessuale, e più di recente per la suora lesbica medievale, non fa altro che il gioco dei produttori stessi.
La pubblicità costa e non rende, perché ce n’é troppa. L’indignazione è diversa, permette di farsi strada nell’immaginario pubblico con una motivazione forte alla base, quella della critica “avversaria”. Non costa nulla, rende molto, monopolizza il dibattito, “purché se ne parli”. E al potenziale pubblico di quel genere cinematografico piace anche. Il caso di “Benedetta” di Paul Verhoeven, regista olandese con un lungo passato nella fantascienza, basato sul libro “Atti impuri. Vita di una monaca lesbica nell’Italia del Rinascimento” di Judith C. Brown, è esemplare.
La pellicola, come raccontato anche in passato, parla di una suora che avrebbe sostanzialmente finto delle visioni mistiche per attirare un’altra suora, da cui era attratta, nella sua cella e avere rapporti omosessuali con lei. Quello che un tempo poteva sembrare politicamente scorretto oggi è diventato il massimo del politicamente corretto. Insomma, film come questo oppure come il precedente Gesù omosessuale vorrebbero essere presentati come i nuovi film da guardare tutti insieme in famiglia, a Natale, oppure magari nel cinema parrocchiale e fare un bel dibattito tutti insieme.
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Purtroppo, però, questo genere di iniziative non fanno più nemmeno tanto scalpore. La deriva culturale è così evidente, come l’asservimento di tutta la grancassa di risonanza mediatica che la sponsorizza, che il pubblico è disincantato. Sta però proprio qui la vera e propria arma del cristiano al di là dell’indignazione: ignorarli.
Certo non sarà il massimo, in un primo momento, assistere alla decadenza della cultura occidentale in silenzio, ma considerato che tutto si regge sulle leggi della domanda e dell’offerta, nel momento in cui questo ciarpame non verrà più guardato da nessuno sarà destinato a cadere nel dimenticatoio, come l’ignoranza religiosa che viene ogni giorno proposta a ciascuno di noi.
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Papa Francesco spesso denuncia la cultura dell’indifferenza come uno dei grandi mali del nostro tempo, l’arma di cui ci si serve per chiudere gli occhi davanti al male e distruggere il bene nella nostra società. Forse della stessa arma si dovrebbero munire i cattolici di fronte allo scempio di queste grandi piattaforme streaming. Forse in questo modo ci aspettano in futuro tempi migliori.
Giovanni Bernardi
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