“Mi chiamo Davide, ho quasi trenta anni, la sindrome di Down e alcuni tratti autistici, comunico a computer e con la voce posso dire pochissimo. Ho un carattere difficile, con momenti di caparbietà difficili da tollerare, ma nonostante tutto vedo la mia cara pedagogista sempre fiduciosa e sorridente, mai si arrende, mi sprona e mi sostiene con convinzione, mi doma quando imbizzarrisco in terrore autistico, mi riporta a credere in me stesso quando mi perdo”.
E’ questo un brano tratto dal libro “Io atipica-mente down” di Davide Rossanese, un ragazzo Down che, con l’aiuto di una pedagogista, Lisa, e di un sacerdote, è risuscito a scrivere il diario della sua vita e a comunicare agli altri la difficile situazione che lo accompagna dalla nascita.
La sua passione per la scrittura lo ha sostenuto nei momento più sconfortanti e, grazie alla pedagogista, ha poi iniziato un cammino spirituale particolare, che lo ha riconciliato con Dio e con il mondo: “Mi sono avvicinato alla fede con suo amorevole supporto; a ventotto anni mi sono riconciliato a Dio e da poco ho fatto la prima comunione, sempre con la sua presenza con rispetto e mai con giudizio. Lei mi ha fatto capire che Dio è amore e che posso essere felice anche con le mie caratteristiche. Mi ha testimoniato la fede e condotto a Dio come una guida amorevole e piena di fiducia e io ora voglio testimoniare la mia esperienza molto, per creare consapevolezza sulla condizione di ragazzi come me”.
Nel 2006 Davide aveva affrontato un grave lutto: la morte del padre. La madre, purtroppo, subito dopo, a causa di un incidente automobilistico di cui era rimasta vittima, era stata costretta a letto.
Quel periodo, per il ragazzo, fu terribile, poiché non riusciva a perdonare la persona che aveva investito la madre e, allo stesso modo, non si perdonava per essere stato, in passato, troppo severo coi genitori, in seguito alla loro separazione.
Fu in quello stato che arrivò dal sacerdote: “Tormentato ero da molto tempo a causa di mia esclusione da parrocchia, quando ero bambino. Poi la morte di mio papà e l’investimento che ha messo mia mamma in un letto di ospedale mi avevano messo in forte crisi, volevo parlare con chi poteva darmi risposte e conforto, un prete. Io ricordo una giornata di sole caldo, i profumi del giardino di casa di Lisa, mia cara pedagogista, dove ho potuto incontrare don Antonio, parroco amico di Lisa”.
Quando Davide, grazie alla sua amica, pedagogista e consigliera Lisa, incontra don Antonio e, subito dopo, Suor Michela, che lo avrebbe aiutato nella sua formazione spirituale, comincia a rasserenarsi, con l’aiuto della preghiera quotidiana e di un gruppo parrocchiale, in cui comincia a sentirsi finalmente accettato.
Ricorda Davide: “Io ero tremante, agitato e mi aspettavo un dialogo di conoscenza, ipotizzavo con poco aiuto ricavato. Arrivato ricordo mi mordevo il labbro e scrutavo il giovane don. Ho trovato in lui non solo risposte attese da una vita, ma anche calore umano, comprensione senza pregiudizio. Potermi riconciliare con Dio per prima volta mi ha fatto sentire amato in modo indescrivibile, sono tornato a casa con gioia nel cuore”.
L’avvicinamento al Sacramento della Riconciliazione e alla Comunione è stato quindi un passo conquistato e conseguente.
Suor Michela lo rassicurava: “Caro Davide credo che non esista un buon, bravo cristiano. Essere cristiani significa lasciarsi amare da Dio così come siamo”.
Ora Davide mostra a tutti come si può perdonare, per riconquistare la pace interiore: “Dio vuole la nostra felicità e perdona e io ho avuto la presunzione di non perdonare te e papà, ti chiedo scusa”.
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