Mentre in tutta Italia si prega per la non approvazione, il Ddl Zan arriva al Senato tra fischi e proteste.
Otto mesi dopo il voto alla Camera, oggi sembrava essere il giorno decisivo sul Ddl Zan, ma le premesse per l’affossamento della pericolosa legge ci sono tutte.
Il fronte del No, con Lega e Forza Italia in testa, pare farsi sempre più compatto e la richiesta è quella di più tempo per arrivare a una “mediazione”, con l’obiettivo eventuale di togliere dal testo le accezioni più controverse come ad esempio quella di “identità di genere”. La verità, ormai palese, è che si tratta di un testo assolutamente pasticciato e per la maggior parte irricevibile.
Di fatto, l’obiettivo politico del fronte del no è quello di “blindarlo” e di farlo tornare in questo modo in commissione Giustizia. Dall’altro lato invece ci sono tutti gli schieramenti di sinistra e il Movimento 5 stelle, mentre per Renzi, che ancora una volta rischia di essere una sorta di ago della bilancia del provvedimento, un’intesa sarebbe “ancora possibile”.
L’idea di alcuni è che accordandosi sui nodi più critici, come gender e scuole, la legge potrebbe venire approvata. Di diversa idea è invece il leader della Lega Salvini, che spiega: “Ddl da bloccare o quanto meno da cambiare in Parlamento”.
Insomma, il disegno di legge Zan è approdato al Senato tra ostruzionismo, voti segreti, emendamenti, e ora il cammino del disegno tanta acclamato dalle lobby pro-gender, comprese gran parte delle industrie più importanti del mondo e dei principali organi di informazione, non sarà di certo facile.
Non appena la seduta è iniziata la si è vista subito sospesa da parte della presidente di Palazzo Madama Elisabetta Casellati, come chiesto dal presidente della commissione Giustizia del Senato e relatore del ddl Zan, il leghista Andrea Ostellari. Ora c’è chi pensa che la discussione possa nemmeno prendere il via, mentre il fronte del No, che parte da Lega e Forza Italia fino al partito di Giorgia Meloni Fratelli d’Italia, chiede tempo per la mediazione. Il mondo lgbt invece punta all’approvazione della “legge Zan senza compromessi”.
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“Invito la presidenza a convocare una conferenza della capigruppo per valutare se c’è la disponibilità a continuare quel dialogo che avevamo intrapreso in quel tavolo politico che aveva dato ottimi frutti e sulla base del quale, secondo me in 15 giorni, potremmo arrivare a un testo condiviso e quindi permettere a quest’aula di votare con una buona maggioranza, un’ampia maggioranza, un testo migliore senza quelle criticità sollevate da tanti e forse da troppi“, ha detto Ostellari nel suo intervento in Aula.
Mentre la discussione crea malumori, Casellati scioglie la tensione con un sorriso. “La decisione finale la prendo io. Gli europei li abbiamo già vinti, non voglio un clima da stadio”. Parlando di una polemica assolutamente “pretestuosa”. “Dico alla Lega di non fare passi indietro e dico a certa sinistra di non rincorrere le bandierine. Siamo a un passo dal risultato. Farò un appello al buon senso“, dice invece Renzi, che con i suoi 17 senatori potrebbe fare la differenza.
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Guardando ai numeri, infatti, al Senato ci sono 145 a favore e 134 contrari, con una differenza pari a 11, ha spiegato Renzi. Quindi l’ipotesi di scrutinio segreto permetterebbe di bloccare il provvedimento con soli 6 contrari.
Netto invece il leader della Lega Salvini che attacca il segretario del Pd Letta. “”Letta vuole veramente sbatterci la faccia e mi spiace perché le persone che dice di voler tutelare sono da lui usate per fare una battaglia politica. Difendere vittime di abusi, violenze, offese è sacrosanto, ma lasciamo fuori i bambini e le educazioni dei bambini da questa battaglia politica”.
Di fatto, da tutto ciò emerge che la proposta di legge arriva in un clima assolutamente teso e probabilmente i tempi in cui si avrà chiarezza sul suo futuro non saranno brevi. L’idea è di scavalcare il mese di agosto e la pausa estiva del Senato per riparlarne a settembre.
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Intanto in tutta Italia è partito il tam tam di preghiere e di rosari contro il Ddl Zan, secondo quanti sono certi che si tratti di un grave rischio per la libertà dei cattolici e di tutti i cittadini, oltre che di una degenerazione sociale e civile che apre le porte a vere e proprie incognite davvero pericolose.
Giovanni Bernardi
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