In Senato il dibattito sull’omotransfobia si arena tra gli emendamenti ed è ormai scontato il destino della discussione.
Tutto il pomeriggio è stato un muro contro muro tra i massimalisti del PD e del M5S e i ‘mediazionisti’ di Lega e Forza Italia. Entrambe le componenti della maggioranza rimangono arroccate sulle loro posizioni.
Dal centrodestra, una pioggia di emendamenti: ben 700 quelli della Lega, 134 quelli di Forza Italia, 127 quelli di Fratelli d’Italia, 80 quelli dell’UDC (tutti presentati dalla senatrice Paola Binetti). Ben più ridotto ma comunque da segnalare il contributo di Italia Viva con 4 emendamenti, comprensivi dell’eliminazione dell’identità di genere e dell’inserimento della tutela dell’autonomia scolastica.
L’indisponibilità al dialogo arriva innanzitutto dal PD, in primis dal primo firmatario del ddl: la quantità diluviale di emendamenti mostra “il chiaro tentativo di affossare la legge – ha twittato l’onorevole Alessandro Zan –. Altro che volontà di dialogo e mediazione. Salvini sui diritti conferma di avere la stessa linea di Orban”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il segretario dem Enrico Letta: “Non c’è nessun cambio di linea. Sì al confronto in Senato. Nessun negoziato con Salvini. Per noi il testo Camera rimane il migliore”.
I senatori del PD hanno presentato un ordine del giorno per “dare piena chiarezza interpretativa sull’intero provvedimento”. Da parte sua, Fratelli d’Italia, rimasta fortemente contraria al disegno di legge, si è dichiarata pronta a chiedere “il non passaggio agli articoli, così da bloccare un disegno di legge pericoloso e che vuole introdurre l’obbligo dell’educazione gender persino ai bambini delle scuole elementari”, come ha dichiarato il capogruppo Luca Ciriani.
“Se si dialoga, la Lega è pronta a ritirare gran parte degli emendamenti presentati al ddl Zan – aveva dichiarato in mattinata il capogruppo della Lega, Massimiliano Romeo –. Se invece il Pd continuerà a volere lo scontro, affosserà la legge e la tutela dei diritti di migliaia di persone”.
Il dibattito in Senato è stato chiuso alle 20 con un nulla di fatto. Essendo ora urgente la discussione dei dl su sostegni bis, recovery e cybersecurity, è pressoché scontato che il dibattito parlamentare sull’omotransfobia riprenda a settembre.
A quel punto l’incognita più grande sarebbe rappresentata dal voto segreto, per il quale sarebbe sufficiente la richiesta di 20 senatori. In queste condizioni, secondo i rumours provenienti dal Parlamento, il ddl Zan andrebbe incontro a un sicuro affossamento.
La notizia del rinvio a settembre del ddl Zan è stata accolta con soddisfazione dal leader del Family Day, Massimo Gandolfini, secondo il quale l’esito odierno “è una prima grande vittoria dei movimenti pro family e prolife che hanno reso consapevole l’opinione pubblica della dannosità di questo provvedimento inutile e liberticida”.
Auspicio di Gandolfini è ora quello di “non abbassare la guardia ma di impegnarsi in modo ancora più capillare per annullare definitivamente le istanze contenute in questo scellerato ddl, che non riguarda assolutamente la tutela delle persone omosessuali e transessuali, che rispettiamo come ogni altra persona, ma punta piuttosto ad introdurre l’identità di genere sganciata dal sesso biologico e il gender nelle scuole di ogni ordine e grado”.
Luca Marcolivio
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