Giovedì è stata approvata alla Camera, in prima lettura e nel silenzio generale, la legge Zan, si tratta di una proposta molto pericolosa che pochi conoscono.
Mentre infatti tutti sono concentrati ad ascoltare le parole di Conte sul nuovo dpcm contro il Coronavirus, in Parlamento la maggioranza puntava ad approvare una normativa in cui si introduce l’ideologia gender in Italia. In che modo?
Tra le altre cose, legittimando la definizione di gender nell’ordinamento legislativo italiano. Obbligando le persone ad affermare che maschio e femmina non esistono, che si può essere l’uno o l’altra a proprio piacimento. Punendo severamente chi sostiene che una famiglia sia composta da una mamma e un papà. Introducendo la giornata nazionale del gender, con celebrazioni e lezioni dedicate nelle scuole, addirittura in quelle elementari. Sovvenzionando con molti soldi le associazioni pro-lgbt che faranno queste oscene lezioni anche ai più piccoli, minando la loro innocenza, e punendo chi si oppone a questo scempio.
Il Vangelo è molto duro a questo proposito. In Matteo (18, 6) si legge: Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare”.
Per questo è necessario che la popolazione sia pienamente informata su quanto sta accadendo all’interno delle nostre istituzioni, in un momento in cui l’emergenza verte da tutt’altra parte. Anche il quotidiano dei vescovi Avvenire si è accorto del pericolo che l’intero Paese sta correndo, e sul quale non è possibile fare silenzio.
“Ci siamo sbagliati”, scrive il giornale dei vescovi. “La ‘legge Zan’ approvata ieri in prima lettura alla Camera non è solo superflua, anche se in parte originariamente benintenzionata: è soprattutto una legge presuntuosa e rischiosa. L’intendimento di combattere i pregiudizi che penalizzano persone omosessuali e transessuali sottoposte a ingiuste discriminazioni ha ceduto il passo in corso d’opera, come si temeva, all’affermazione di un disegno teso a rimodulare fondamenti consolidati della nostra società e persino ridefinire la natura umana. Si è assistito durante il dibattito in Commissione e soprattutto in Aula come allo svelamento di quest’intento sostanziale, non dichiarato né forse in tutti i proponenti consapevole”.
In sostanza, in Parlamento e nell’attuale maggioranza di governo guidata dal premier Conte ci sono loschi figuri che stanno nientemeno che provando a ridefinire la natura umana attraverso l’introduzione di una legge “ideologica e perciò potenzialmente dannosa“. Sono otto i motivi che la rendono tale.
Introdurre in tutte le scuole italiane iniziative “contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia”, fissando una Giornata nazionale il 17 maggio significa spaccare profondamente a metà il Paese, rendendo universalmente condiviso qualcosa che non è affatto. Concetti come l’antisemitismo o la lotta alla mafia sono certamente condivisi da tutti, quindi è legittimo che la politica ne abbia introdotto la giornata nazionale. Il gender non lo è affatto.
Oltre a questo, si tratta di argomenti del tutto incomprensibili ai bambini. Ci sono infanti che raccontano di essersi scandalizzati per le lezioni di “sessuologia” nelle scuole, figuriamo cosa possa accadere di fronte ad assurde lezioni di indottrinamento come quelle del gender. Negli Stati Uniti si sono visti trans travestiti da demoni spiegare a bambini per questi devono “esplorare tutte le proprie possibile”. Nessuno vorrà che accada mai una cosa simile in Italia, e ci sono fior fior di mamme e papà che saranno disposti a lottare fino all’ultimo per impedirlo.
Ai bimbi, infatti, “si finirebbe per cercare di far credere che l’esperienza che vanno facendo della realtà è una finzione essendo l’umanità non declinata al maschile e femminile ma oggetto di infinite identità”, scrive Avvenire. “Tutto questo in un’età nella quale si va formando la percezione di sé in relazione a ciò che li circonda. Chi ha letto Il Nuovo mondo di Huxley sa che il ricondizionamento della società in base alle idee di chi la guida comincia plasmando la mente dei bambini“.
Insomma, chiosa il quotidiano dei vescovi: “Della cosiddetta ideologia ‘gender’ sinora avevamo una qualche idea: adesso la vediamo con più chiarezza, del tutto simile a quel «colonialismo ideologico» al quale il Papa – spesso chiamato in causa recentemente proprio su questo provvedimento, ma altrettanto spesso citato a righe alterne – ha riservato giudizi assai severi”.
“Lascia senza parole la pretesa di ‘riscrivere’ la natura umana per legge“, continua il quotidiano cattolico. “Cos’è infatti, se non questo, il vero e proprio dizionario premesso all’articolato per definire cosa si deve intendere d’ora in poi per sesso, genere, identità di genere e orientamento sessuale? E una scuola, un centro culturale, un’associazione, una parrocchia che non si adegua? E se è lecita la difformità di definizioni, perché metterne una ‘normativamente’ nero su bianco?”.
I concetti della legge Zan sono infatti del tutto vaghi, difficili da comprendere e ancora meno da condividere. Come quello del “gender”, che ad esempio secondo un qualsiasi cristiano è fatto di due componenti, maschile e femminile. Secondo Facebook, tanto per citare un soggetto, all’atto dell’iscrizione nel noto social network sono ben cinquantasei! Per questo non si può perseguire penalmente una concezione differenti della natura umana, che possono essere oggetto di confronto ma sicuramente non di imposizione coatta di una parte sull’altra, nella modalità di un vero e proprio ricondizionamento mentale, come nelle peggiori dittature del novecento.
Ci sono condizioni profondamente radicate nella coscienza di tanti cittadini che non potranno mai essere cancellate. Non si può venire sottoposti a processo e incarcerati per avere affermato che i generi sono due e non cinquantasei!
“Chi stabilisce dove e come si può esercitare un dissenso rispetto a quella che diventa una legge dello Stato?”, si chiede poi il giornalista di Avvenire. “La scuola paritaria che non vuole celebrare la Giornata anti-omofobia può farlo o è destinata a pagare questa sua intangibile libertà? Sarà ancora lecito per un sacerdote esprimere nella predicazione – e a un catechista nella sua classe, a un insegnante a lezione, a un genitore con i propri figli – concetti che potrebbero essere tacciati di ‘omofobia’? E la femminista che oggi contesta alla radice il concetto di ‘identità di genere’ potrà ancora farlo pubblicamente?”.
Senza parlare di come mai potrà essere fatta alcuna “autocertificazione” di un’identità che si vuole essere del tutto mutevole. “Se posso essere ciò che voglio, e contando davvero solo quel che io dico di me stesso, tutto è fonte potenziale di discriminazione nei miei confronti. Ma così la certezza del diritto, fondamento della giustizia, diventa carta straccia. Si pensi solo all’applicazione del medesimo criterio su larga scala nella legislazione: non resterebbe più nulla di condiviso“.
Insomma, questa legge distruggerebbe nel profondo la convivenza comune nel nostro Paese, minando alla radice la pace e la stabilità sociale. Ci sono inoltre due ultimi punti di sano e concreto realismo che mettono in luce l’assurdità di quella che vorrebbe essere una legge, ma che si spera profondamente che non passi mai in Senato.
Nella legge si parla di “emergenza nazionale” per casi legati all’omofobia. I dati dell’Osservatorio contro gli atti discriminatori del Ministero dell’Interno parla invece di una realtà molto ristretta, quasi inesistente. Mentre ogni giorno sentiamo di personaggi che fingono atti discriminatori per fare propaganda su questa legge, che in realtà non esistono.
Basta pensare al caso di Padova, dove la persona interessata ha chiesto scusa spiegando che si trattasse di una vera e propria falsità. O il caso più recente di Camilla, ragazza genovese che ha fatto credere a tutti che le erano state bucate le gomme perché lesbica, ma i vicini hanno spiegato che la storia era molto diversa, e totalmente falsa.
Da ultimo, i parlamentari della Repubblica italiana dovrebbero vergognarsi a pensare di portare avanti una legge del genere in un momento in cui l’intero Paese vive un disastro economico, sociale, sanitario a causa della pandemia.
Di fronte all’incapacità generale della politica e delle istituzioni di affrontare la terribile tragedia che si sta vivendo, con migliaia di morti e aziende che chiudono un giorno dopo l’altro, fare passare una legge di questo tipo nella disattenzione generale è non solo sbagliato, ma anche meschino. E dimostra la qualità umana di chi, di propria iniziativa o sostenuti da potentati occulti e per niente trasparenti, vorrebbe introdurla nel nostro ordinamento. C’è da vergognarsi.
Allo stesso tempo bisogna pregare e alzare la voce affinché, il Ddl Zan, questa legge scempio, non trovi venga approvata.
Giovanni Bernardi
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