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Il Ddl Zan-Scalfarotto arriva in aula. Perché è a rischio la libertà

Il Ddl Zan-Scalfarotto mette a rischio la libertà di espressione e di manifestazione del proprio credo, garantiti dalla nostra costituzionale.

Questa notte è stato concluso presso la commissione Giustizia della Camera l’esame del Ddl Zan Scalfarotto. Ovvero il testo legato alla proposta di legge sul cosiddetto “contrasto all’omofobia”.

L’attuale maggioranza di governo sta cercando in ogni modo di fare passare, anche di notte e nell’ombra delle segrete stanze, un provvedimento fortemente rischioso e impopolare. Il rischio è per la libertà di espressione e di manifestazione del proprio credo, costituzionalmente garantito nella nostra repubblica costituzionale e democratica.

Il Ddl Zan arriva in aula alla Camera

Oggi lunedì 3 agosto il ddl Zan arriverà in aula. La senatrice di estrema sinistra Laura Boldrini ha rivendicato le intenzioni della proposta legislativa affermando che “il testo è rimasto intatto nei punti cardine”.

Il deputato del Partito democratico e relatore del provvedimento Alessandro Zan, dopo avere in diverse occasioni tentato di fare passare l’idea che la legge non minerà le libertà fondamentali di espressione e di manifestazione del proprio credo, ha dichiarato in una nota che il testo è sostanzialmente quasi passato. Ma sarà veramente così? Sono molti i dubbi a proposito, spesso più che fondati.

Card. Ruini – Scalfarotto – Zan

La libertà di espressione e di credo è a rischio?

“Alle due della scorsa notte, dopo ore e ore di ostruzionismo, la Commissione Giustizia della Camera ha terminato l’esame degli emendamenti al ddl contro l’omotransfobia e la misoginia, approvando di fatto il testo”, ha detto il deputato. Zan aveva sostenuto che il testo era stato alleggerito delle parti più inaccettabili. Come ad esempio il tema dell’identità di genere, che giuridicamente è un concetto vago e indefinito.

Da decenni l’estrema sinistra cerca di fare approvare questa legge che, più che interessarsi al tema della violenza nei confronti delle persone, già ampiamente regolata dalla legge italiana senza bisogno di etichette verso i singoli, cerca di produrre le condizioni per un vero e proprio indottrinamento culturale, in particolare ai più piccoli, alla cultura del gender.

La legge che punta a stravolgere l’impianto culturale

Ovvero a quell’ideologia che sostiene illimitato arbitrio nelle scelte sessuali e che si propone di affermare che non esiste il sesso biologico alla nascita, ma solo costrutti culturali da modificare a nostro piacimento. Per cui se un bambino molto piccolo decide di volere effettuare dolorosi e drammatici interventi chirurgici o terapie ormonali devastanti con l’obiettivo di trasformare il proprio sesso biologico, è libero di farlo. Perché l’ideologia tirannica del gender ha stabilito così.

Una vera e propria aberrazione che, con la scusa della presunta “omofobia”, punta a stravolgere l’ordine naturale delle cose, in particolare nell’educazione, e quindi nella mentalità dei più piccoli, dei nostri figli. Un’idea di ingegneria sociale esecrabile e fortemente da condannare, che da anni la sinistra estrema punta a introdurre nel nostro paese di radici e origini cattoliche.

Una legge voluta da anni e realizzata con l’arrivo del “cattolico” Conte

Tutto questo è stato reso possibile oggi dall’unione tra Movimento Cinque Stelle, Partito Democratico e Italia Viva di Matteo Renzi, guidati dall’avvocato Giuseppe Conte, che si era nientemeno che inizialmente presentato come “cattolico”, con forti appoggi anche nel mondo vaticano, grazie alla sua formazione avuta a Villa Nazareth, a Roma.

Zan ha spiegato che “il testo, è bene sottolinearlo, mantiene tutti i contenuti e tutta l’efficacia di quello unificato presentato alcune settimane fa, segnale di grande coesione della maggioranza attorno a questo provvedimento, nonostante le resistenze fortissime delle opposizioni“.

Anche la Cei ha pesantemente criticato il Ddl Zan Scalfarotto promosso dal governo Conte

La dura ostruzione delle opposizioni

Lega e Fratelli d’Italia hanno infatti portato avanti un duro ostruzionismo durante tutta la notte. Ma l’ufficio di presidenza ha deciso di contingentare i tempi, per via della mole elevata di emendamenti, sbloccando e velocizzando l’iter del Ddl. Durante l’esame sono perciò state apportate alcune modifiche ma l’impianto della legge, si spiega, resta pressoché lo stesso.

Nell’iter di questo provvedimento, infatti, pesa molto l’influenza delle lobby omosessualiste, che trovano numerosi punti di riferimento nell’attuale maggioranza di governo. Tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico sono infatti numerosi i sostenitori del mondo omosessuale. I più noti pubblicamente sono Cirinnà, Casalino, Spadafora, oltre a Scalfarotto e Zan.

L’azione della lobby gay nell’ombra del Parlamento

Ma sono molti i deputati, ministri, presidenti di commissione, senatori, portavoce e portaborse che frequentano o sostengono il mondo Lgbt. Una vera e propria lobby che a sua volta prende gli ordini da potentati internazionali molto rilevanti e soprattutto pieni di denaro.

Questa sarebbe la politica dell’onestà e della trasparenza? Sono in molti a dubitarne. Dall’aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, come nel famoso slogan di Beppe Grillo agli albori del movimento grillino, ce n’è passato di tempo. Oggi la scatoletta sembra più chiusa che mai, impermeabile a ogni spiffero. 

Giovanni Bernardi

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Giovanni Bernardi

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