La vicenda vede protagonista una ragazzina che vuole entrare in una transizione di genere, con l’appoggio della scuola ma tenendo all’oscuro i suoi genitori, mostra la deriva delle istituzioni rispetto a un argomento così delicato.
La giovane ragazza ha cominciato a farsi chiamare dai docenti e dalla scuola con un nome maschile, ricevendo totale appoggio, mentre i genitori sono venuti a saperlo solo mesi dopo, restando esterrefatti.
Una ragazza quindicenne di un prestigioso liceo parigino ha chiesto ai suoi insegnanti di essere chiamata Louis, vale a dire di fare in modo che questi assecondassero la sua “transizione di genere”. Il problema era che la ragazza non aveva nemmeno detto nulla ai propri genitori. La cosa più problematica di tutte, però, è che i docenti hanno accolto la richiesta della studentessa, iniziando a chiamarla Louis e scrivendo il suo nome al maschile.
I genitori sono rimasti all’oscuro di tutto questo per oltre quattro mesi, mentre tutti a scuola chiamavano la propria figlia con un nome maschile, identificandola come una studentessa “in transizione”. A un certo punto scoprono il nome nel suo libretto di istruzione al maschile. La loro figlia non era più Lucie ma Louis. Un vero e proprio colpo che li sconvolge, così chiedono spiegazioni al preside, e poi agli insegnanti della figlia.
Fino a scrivere una lettera al provveditorato. Il dramma è che non ricevono alcuna risposta. Davanti al terribile muro che si sono trovati davanti, e alla mancanza di ogni reazione o comprensione, iscrivono la figlia in un altro istituto e chiedono un risarcimento per “colpa grave”. Il ricorso è indirizzato al provveditorato di Parigi, mentre in parallelo parte una richiesta al Consiglio di Stato.
Si tratta di una richiesta di annullamento della nota “circolare Blanquer”, ovvero la disposizione governativa che facilita la transizione di genere a scuola. Tanto da portare a una vera e propria “transgendermania” nelle istituzioni scolastiche francesi. L’invito del ministero dell’Istruzione agli insegnanti è infatti quello di cambiamenti di identità di genere, a prescindere dal parere dei genitori che si invita nonostante tutto a “raccoglierne le testimonianze”.
La drammatica domanda che ha segnato e sta segnando tuttora la vita dei genitori di Lucie è su cosa abbia spinto la figlia a fare una tale richiesta alla propria scuola. Quotidiani francesi parlano di diversi episodi di bullismo che avrebbero ferito l’adolescente, prima di trovare “conforto” in alcuni attivisti e militanti lgbt sui social network, nei mesi del lockdown. Questo emerge infatti anche dalle ricostruzioni degli stessi genitori, che tuttavia non avevano notati altri segnali relativi a una presunta volontà di transizione della giovane figlia.
Tutto comincia però con l’indossare abiti larghi e tagliarsi i capelli corti e blu, che i genitori interpretano come un modo per fronteggiare gli episodi di bullismo subiti assumendo un look più aggressivo, in particolare dopo essere stata messa ancora più da parte dalla sua famiglia. Poi però la giovane comincia a postare alcune foto su Instagram descrivendosi come “in transizione”.
A quel punto, la giovane comincia a ricevere numerosissimi messaggi di incoraggiamento e di approvazione. Così scatta in lei un meccanismo di fierezza, per essere diventata non più una ragazza bullizzata ma una sorta di influencer. Fino alla richiesta a scuola, accolta dal preside secondo le indicazioni del governo francese. Secondo questa, infatti, nel momento in cui un allievo chiede al personale scolastico di approvare e assecondare la sua “transizione di genere” il preside può semplicemente dare la sua approvazione per comunicarlo ai genitori.
Ma la giovane espresse la volontà di non informare nemmeno i propri genitori, che sono rimasti all’oscuro di tutto. Ora la questione in Francia è sempre più calda, con una petizione contro la circolare governativa che cresce ogni giorno di firme, e spera di cancellare questo vero e proprio incubo che si aggira per le scuole di tutta Europa.
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