In occasione della natività di San Giovanni Battista è bello omaggiarlo con un piatto tipico che tradizionalmente gli viene dedicato.
Tra tutti i santi è l’unico per cui si celebra anche la memoria della sua nascita terrena, oggi 24 giugno, oltre ad essere ricordato poi il giorno di quella al Cielo.
D’altra parte fin da prima della sua nascita ebbe un ruolo molto importante. Figlio atteso per tanto tempo e dono arrivato miracolosamente quando i suoi genitori erano ormai avanti negli anni, il piccolo Giovanni Battista sussultò nel grembo di sua madre Elisabetta quando giunse in visita la cugina Maria incinta del Salvatore.
Il suo sussulto di gioia fu un riconoscimento della grandezza di chi stava entrando nella storia.
“Precursore” del Signore era il profeta che battezzò con l’acqua per la conversione, ben sapendo e annunciando che dopo di lui sarebbe arrivato chi, più potente, avrebbe battezzato in Spirito Santo e fuoco.
Colui del quale disse:“io non sono degno di sciogliere il legaccio dei calzari” (Lc 3,16). Condusse una vita ascetica, trascorreva lunghi periodi nel deserto. Tra i cibi che mangiava gli sono attribuite le locuste, come era uso a quell’epoca.
Mangiava anche il miele selvatico, prodotto dalle api o derivante dai fichi o dalle palme da datteri.
Quel cibo spontaneo, immediato, che non richiedeva particolari preparazioni, ed anche un cibo provvidenziale in molte circostanze era tipico della vita ascetica.
Così come il fatto che non bevesse bevande inebrianti, come si dice che facesse, anche se poi, nel corso dei secoli gli sono stati dedicati dei liquori, come il vino alla lavanda, una ricetta di cui parla anche Santa Idegarda von Bingen.
Ma c’è anche il nocino, che si usava preparare tradizionalmente con le noci raccolte nella notte precedente alla sua festa.
Tra le pietanze che per tradizione sono associate alla sua figura ci sono le lumache alla mentuccia, piatto tipico del Lazio ricco di vari signifacati simbolici.
E se in Friuli ci sono le frittole di San Giovanni, che sono degli gnocchetti mangiati però come secondo piatto o in versione dolce, in base ai gusti, a Parma troviamo una ricetta che racchiude un’altra tradizione che si riferisce a lui.
Anticamente a determinate erbe che si raccoglievano nei giorni intorno alla festa di San Giovanni Battista erano attribuite proprietà benefiche.
Questo rientra nell’ambito della superstizione, ma hanno dato vita anche ad un piatto apposito con queste erbe dedicato al Santo.
L’iperico, la ruta, la verbena, la lavanda, il rosmarino, ma anche le bietole e aglio e cipolla rientravano nella lista di erbe e odori legati a lui e così a Parma furono ideati i Tortelli alle erbette.
Si tratta di una pasta ripiena con una base di pasta fresca e una farcitura di ricotta e appunto le bietole. Un piatto sicuramente molto gustoso, leggero e nutriente.
Le dosi della ricetta sono per 6 persone.
INGREDIENTI
Per la pasta:
Per il ripieno:
PROCEDIMENTO
Per prima cosa si inizia a lessare le bietole. Nel frattempo si prepara la pasta: disporre la farina a fontana dentro una ciotola capiente o su una spianatoia.
Fare un buco al centro e rompervi le uova, poi impastare e formare un impasto morbido ed elastico da mettere a riposare per 10 minuti a temperatura ambiente.
Intanto scolare le bietole e strizzarle molto bene per eliminare tutta l’acqua in eccesso. Quindi unirle alla ricotta, aggiungere l’uovo, il Parmigiano grattugiato, il sale e una spolverata di noce moscata e amalgamare bene il tutto.
Trascorso il tempo di riposo passare poi a stendere la pasta con il mattarello. Non dovrà essere troppo sottile.
Sistemare il ripieno a tocchettini equidistanti e ripiegare una striscia di pasta facendo combaciare bene.
Con la rotella taglia-pasta ricavare i tortelli in modo da ottenere dei quadrati di 2×2 cm.
Non resta che cuocerli in abbondante acqua salata e dopo averli scolati al dente trasferirli in una pirofila e condirli con burro fuso oppure olio e una generosa quantità di Parmigiano grattugiato.
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