Il delirio di onnipotenza umano porta a modificazione genetiche estreme su frutta, verdura e animali. Ma i rischi sono molti.
Se infatti la natura basta a sé stessa, il rischio è che l’uomo faccia di tutto per distruggerla. Giorno dopo giorno infatti arrivano notizie di modificazioni genetiche utili solamente a interessi commerciali. Ma che poco hanno a che fare con la natura e con il rispetto del Creato. Nelle scorse settimane si è infatti parlato addirittura di un “nuovo” pomodoro San Marzano, una delle più tradizionali e conosciute varietà di questo ortaggio. Che però ora dovrebbe poter assumere nuovi colori, sapori e proprietà nutritive.
Il pomodoro con colore e sapore modificati in laboratorio
Un gruppo di lavoro delle università Politecnica di Valencia e degli Studi della Tuscia avrebbe infatti “ridisegnato” il pomodoro, simbolo del territorio campano, dal punto di vista estetico, organolettico e nutritivo. I ricercatori, attraverso un’analisi metabolomica, che riguarda cioè la caratterizzazione chimica dei frutti di genotipi di San Marzano, hanno dato al pomodoro mutazioni specifici. Modificando anche le proprietà organolettiche e nutraceutiche.
In sostanza, il prodotto perde alcune caratteristiche ma ne acquista altre, come si è scoperto durante le ricerche. E i risultati verranno utilizzato in “future ricerche nelle quali, anche attraverso l’uso di tecnologie innovative di ingegneria genetica quali il genome editing”, spiega Andrea Mazzucato dell’Università della Tuscia di Viterbo, “potranno essere generati in diverse varietà di pomodoro. In modo più rapido e sicuro rispetto ai classici programmi di miglioramento genetico”.
L’ingegneria genetica che coinvolge anche gli animali
Purtroppo, però, a questo tipo di progetti di ingegneria genetica non sono sottoposti solamente frutta e ortaggi. Non a caso, sempre di recente si è parlato di modifiche genetiche alle mucche tali da fargli cambiare il colore delle macchie sul loro manto in un grigio più chiaro. Ciò, si spiega, per salvare gli animali dai cambiamenti climatici.
In questo caso gli scienziati sono originari della Nuova Zelanda, e il gruppo si chiama AgResearch. Per mettere in atto il loro esperimento, hanno alterato la quantità di calore assorbito dalle mucche durante il pascolo. Realizzando una modifica del loro genoma. Nello specifico, eliminando il gene della proteina 17 pre-melanosomiale. Che causa la tipica colorazione nera degli animali, e agendo sulle cellule epiteliali fetali di un maschio di razza frisona.
Si cambia il colore delle macchie sui vitelli appena nati
Purtroppo, però, i due vitelli nati con la mutazione genetica sono deceduti a causa del processo di clonazione utilizzato nell’esperimento. Secondo gli stessi esperti, questo tipo di adattamenti dei bovini da latte alle condizioni climatiche in evoluzione porterebbe a una serie di benefici. “Lo stress termico rappresenta una delle principali cause di diminuzione della produzione e della fertilità durante i mesi estivi”, è quanto sostiene l’esperto.
In sostanza, l’animale viene trattato come una macchina, piegata all’efficientismo richiesto dal mercato. Nell’esperimento, gli embrioni modificati sono stati trapiantati nell’utero delle mucche. Il ricercatore ha commentato spiegando che “i vitelli non mostravano i segni di potenziali mutazioni collaterali, ma a distanza di quattro settimane uno dei due piccoli è stato abbattuto e l’altro è deceduto per un’infezione dovuta al processo di clonazione”.
Il delirio di onnipotenza generato dalle regole del mercato
La conclusione è che “anche se l’esito è stato infausto il nostro lavoro dimostra che la colorazione del manto può essere effettuata tramite lo strumento di editing genetico, e siamo convinti che possa essere applicato anche a razze da carne come i bovini Black Angus”. “Su scala globale, i modesti miglioramenti dell’eco-produttività dei bovini dal manto più chiaro, si tradurrebbero in sostanziali benefici ambientali”, commenta in conclusione il ricercatore.
Dietro tutti questi astratti e spesso inquietanti procedimenti però ci sono domande etiche importanti che bisogna porsi. A che cosa serve una San Marzano modificato nel colore e nell’aspetto, e a chi? Poi, è giusto sottoporre a questo genere di torture ed esperimenti da fantascienza questi poveri animali per incrementare la loro efficacia produttiva? La salvaguardia dell’ambiente si fa veramente modificando gli animali in laboratorio per adattarli ai consumi mastodontici dell’essere umano, o c’è forse bisogno di cambiare stile di vita?
L’enciclica Laudato Sì riflette apertamente sul tema degli Ogm
A queste questioni, Papa Francesco ha dedicato molto spazio all’interno della sua enciclica ecologica Laudato Sì, in cui ha apertamente chiesto di porre un freno al lavoro sugli Organismi Geneticamente Modificati.
“Il rispetto della fede verso la ragione chiede di prestare attenzione a quanto la stessa scienza biologica, sviluppata in modo indipendente rispetto agli interessi economici, può insegnare a proposito delle strutture biologiche e delle loro possibilità e mutazioni”, dice infatti il Papa, che più volte ha messo in guardia dal delirio di onnipotenza dell’essere umano, che porta a modificare piante e alimenti senza tener conto della natura e delle sue regole.
Il Papa: “così si distrugge la complessa trama degli ecosistemi”
Bergoglio ammette che è “difficile emettere un giudizio generale sullo sviluppo di organismi geneticamente modificati, vegetali o animali, per fini medici o in agricoltura, dal momento che possono essere molto diversi tra loro e richiedere distinte considerazioni”. Ma nonostante i problemi di natura economica che talvolta possono risolvere, però, il Papa ha spiegato che “si riscontrano significative difficoltà che non devono essere minimizzate”.
Ad esempio, si fanno scomparire i piccoli produttori, che ritirano le loro produzioni dirette. Oltre a questo, “si distrugge la complessa trama degli ecosistemi, diminuisce la diversità nella produzione e colpisce il presente o il futuro delle economie regionali”.
Non si può puntare a un aumento indiscriminato della produzione
In sostanza, l’idea che si possa risolvere i problemi della fame o dell’economia puntando solamente a un aumento indiscriminato della produzione, ignorando invece in pieno le regole della natura che chiedono un giudizio etico, è inaccettabile. Visti anche i numerosi effetti negativi che conseguono da questo delirio di onnipotenza.
In occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione il Papa ha messo in luce il fatto che “dobbiamo interrogarci sulle nostre responsabilità singole e collettive senza ricorrere a facili sofismi che si nascondono dietro dati statistici o previsioni discordanti”.
La necessità di cambiare stile di vita e il delirio di onnipotenza
Bisogna cioè imparare “uno stile di vita che può aiutare a difendersi dalla logica del consumo e della produzione ad ogni costo, logica che, ammantandosi di buone giustificazioni, come l’aumento della popolazione, in realtà mira solo all’aumento dei profitti”.
Mentre al contrario, “sta crescendo il numero di quanti pensano ormai di essere onnipotenti. E di poter trascurare i cicli delle stagioni o modificare impropriamente le diverse specie animali e vegetali. Facendo perdere quella varietà che, se esiste in natura, vuol dire che ha – e deve avere – il suo ruolo”.
Cosa dice a proposito il Catechismo della Chiesa cattolica
Ma è il Catechismo stesso che insegna che le sperimentazioni sugli animali sono legittime solo se “si mantengono in limiti ragionevoli e contribuiscono a curare o a salvare vite umane”. Mentre al contrario, si specifica che è “contrario alla dignità umana far soffrire inutilmente gli animali e disporre indiscriminatamente della loro vita”.
Tutto questo perché ogni tipo di uso e sperimentazione di queste tecniche, in definitiva, “esige un religioso rispetto dell’integrità della creazione”.
Giovanni Bernardi