Quest’anno il Vaticano ha ottenuto un accordo storico con la Cina che permette alle sue diocesi dislocate nel Paese asiatico di operare in libertà e professare il credo cattolico. Sull’accordo tuttavia si sono immediatamente levate delle ombre poiché pare che tutt’oggi alcuni sacerdoti che non si uniformano alle regole cinesi vengano sequestrati e sottoposti a lavaggio di cervello per sottoscrivere l’iscrizione all’Associazione patriottica.
I sacerdoti fedeli alla dottrina della Chiesa Cattolica sono poco inclini a firmare tale iscrizione poiché pare che vada contro gli insegnamenti religiosi a cui hanno giurato di prestare fede. L’ultimo “Periodo di Vacanza” imposto dalla polizia cinese è stato ai danni di 4 sacerdoti della provincia di When Shou, tra questi c’è pure il vescovo della città Shao Zhumin (riconosciuto dal Vaticano e non dal governo cinese).
Intervistato a tal proposito da ‘Asia News‘ il sacerdote cinese padre Pietro ha mostrato perplessità sull’accordo raggiunto dalla Santa Sede con il governo locale, poiché a suo avviso va contro la politica precedente della Chiesa in territorio cinese. La sua perplessità non vuole essere una condanna alla decisione presa da papa Francesco, ma una sincera mancanza di comprensione per i recenti accadimenti.
Verso la fine della sua testimonianza, infatti, si chiede come sia possibile sottomettere i vescovi rimasti fedeli alla dottrina nonostante le persecuzioni a quelli che sono stati nominati irregolarmente: “Forse è per la mia comprensione troppo radicata e rigida della teologia del passato, fatto sta che l’accordo segreto firmato dalla Santa Sede e dalla Cina ha causato in me profonda confusione e smarrimento”, dice padre Pietro che poi sulla nomina dei vescovi aggiunge: “Penso che sia ingiusto sottomettere i vescovi che si sono mantenuti sempre fedeli a quelli che sono stati ordinati in modo illecito”. Quindi nel concludere la propria opinione a riguardo lancia un appello al Vaticano: “La Santa Sede dovrebbe avere cura dei vescovi che sono ancora in carcere, facendo sì che questi pastori, imprigionati per la loro fede, ottengano la libertà e i diritti che meritano”.
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Luca Scapatello
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