Con la prima domenica di Avvento inizia il nuovo anno liturgico, ma anche il Tempo di Natale, che si concluderà con il Battesimo del Signore (in Gennaio).
Siamo molto vicini al Natale (ricorrenza a cui è dedicato tutto il mese di Dicembre) e, per un periodo di 4 settimane, celebreremo un percorso di attesa e di preparazione alla nascita del Figlio di Dio.
Mentre circoliamo per le strade delle nostre città e ammiriamo le vetrine luminosissime e allestite a festa; mentre scegliamo gli addobbi per l’albero e -si spera- anche, e soprattutto, per il presepe, ricordiamoci che il Natale è la festa che elogia la generosità e la povertà ed a questo dobbiamo prepararci!
E’ certamente una ricorrenza particolare, in cui si celebra il gesto magnanimo con cui il Creatore, per mezzo del suo Figlio Gesù Cristo, si è regalato alle sue creature.
Ricordiamo che quello è solo l’inizio della vicenda. Quel bambino è destinato, infatti, ad essere appeso ad una croce, quella stessa che portiamo -forse- al collo, se amiamo il Cristo Redentore.
Le prossime domeniche ci parleranno di alcuni eventi salienti (scelti a seconda dell’anno liturgico in corso) che cercheranno di rendere più sentita e partecipata l’attesa, per il lieto evento della grotta di Betlemme. L’Emmanuele, il Dio-con-noi, in estrema povertà (intesa come semplicità di cuore e di costumi, ma anche come mancanza di mezzi “regali”) si mostrerà innocente e forte, come una speranza che si rinnova in ogni cuore.
Per quel bambino che nasce per dare, anziché ricevere; per donarsi, anziché pretendere attenzioni; potremmo lasciarci coinvolgere dagli affetti più cari, anziché dalla voglia di cercare i saldi più convenienti. Potremmo scrivere indelebile sul nostro cuore che Gesù nasce nuovamente, se lo volgiamo, e lo fa dando tutto di se stesso, mostrandosi nudo e infreddolito, affidandosi fiducioso tra le braccia di un’umanità che non sempre è pronta a prendersene cura.
Sugli altari delle vostre Chiese avrete, certamente, già visto troneggiare la Corona d’Avvento con 4 candele e tanti addobbi, che indicano il passaggio delle settimane che precedono il Natale.
Ogni domenica d’Avvento, infatti, una delle candele verrà accesa (aggiungendosi alle precedenti) ed indicherà l’avanzare del periodo, mentre le riflessioni dei Vangeli, dell’anno in corso, ci suggeriranno buoni propositi.
Ma la Corona d’Avvento è bene farla anche in casa. La si può decorare a proprio piacimento, usandola magari come centro tavola, in modo da averla sott’occhio per le prossime settimane.
Può servire da spunto per invogliare la preghiera, prima del pranzo, e richiamare tutta la famiglia all’attenzione per le ricorrenze che stiamo attendendo.
Fu suggerita, per la prima volta, dal pastore protestante Johann Hinrich Wichern, nel XIX secolo, per confortare e incoraggiare i ragazzi abbandonati in strada e in orfanatrofio.
La loro prima Corona d’Avvento aveva 24 luci e adornava l’oratorio Rauhen Haus: le luci piccole indicavano i giorni feriali, quelle grandi le domeniche.
Era un modo, la Corona, per indicare il ritrovo di chi era solo e che, come gli altri, sentiva tuttavia l’arrivo del Natale nell’aria.
Così, venne riprodotta anche nelle case, rimpicciolita come si usa fare adesso. Mano a mano, l’usanza si diffuse anche tra i cattolici.
Ognuna delle 4 candele, come ognuna delle domeniche d’Avvento, ha un significato:
La prima è la candela del “Profeta”, poiché il Vangelo, quella domenica, ci parla delle profezie sulla venuta del Messia.
La seconda è da candela di “Betlemme”, la città in cui è nato il Messia.
La terza è la candela dei “Pastori”, i primi che videro ed adorarono il Messia.
La quarta è la candela degli “Angeli”, che annunciarono al mondo la nascita del Messia.
Secondo una denominazione diversa, le candele rappresentano la Speranza, la Pace, la Gioia e l’Amore.
In ogni caso, la loro accensione progressiva simboleggia, per tutti noi, l’avanzare della luce sulle tenebre.
Antonella Sanicanti
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