Non solo pandemia e Coronavirus, ma anche inquinamento ambientale e Terra dei Fuochi. Il Vescovo di Acerra torna a tuonare sull’argomento.
“Qui si continua a morire di inquinamento”. Le parole di Monsignor Di Donna risuonano forti, anche in questo periodo così difficile.
Nella Terra dei Fuochi, accanto al Coronavirus, un altro pericolo pre – esistente continua a mietere vittime: è l’inquinamento ambientale. Una terra martoriata da coloro che, negli anni, hanno sotterrato rifiuti di ogni genere, inquinando anche le falde acquifere (oltre che il terreno), non curanti del pericolo per la salute di chi, in queste terre, ci abita da anni.
“La pandemia non ci faccia dimenticare l’emergenza ambientale, per la quale si continua a morire” – sono le parole che Monsignor Antonio Di Donna, Vescovo di Acerra, la Diocesi che raccoglie uno dei territori più martoriati, noto alle cronache con il titolo di “Terra dei Fuochi”.
Il prelato, nel corso dell’omelia di domenica scorsa, in una Cattedrale vuota causa l’emergenza Coronavirus e i decreti Governativi, è tornato a parlare delle tante vittime di questo territorio, molte di più di quelle attestate per il Coronavirus: “L’ultimo giovane che ci ha lasciati si chiama Stefano.
È morto la settimana scorsa: la sua morte non ha fatto notizia, come le altre morti di ragazzi e giovani negli anni e nei mesi passati. I medici erano impegnati nella cura del Covid-19. È stato un po’ abbandonato, la sua famiglia ha penato molto”.
Parole dure, forti che ci portano a riflettere. Più volte, Monsignor Di Donna ha tuonato contro le lentezze della burocrazia, sia per quel che riguarda gli aiuti della Terra dei Fuochi, sia per quelli che hanno a che fare con la Fase 2 di questa epidemia: “È un appello accorato perché questa pandemia non faccia ulteriori vittime: questa volta non di natura sanitaria, ma economica e morale”.
Il Vescovo ha, poi, puntato il dito contro le istituzioni, affinchè usino “la stessa cura ed impegno nella lotta contro il nuovo virus, contro l’inquinamento ambientale”: “[…] Eppure, non si è cessato di morire per inquinamento ambientale in questo tempo di pandemia! Giustamente si fanno proposte per ricordare i medici e gli operatori sanitari morti in questo periodo, si pensa anche di dedicare loro una giornata. È bene, giusto, doveroso farlo. A quando una giornata dedicata alle vittime dell’inquinamento ambientale?”.
E’ una richiesta chiara e concreta: “In queste terre, le emergenze sono due: non solo Covid, ma anche e soprattutto inquinamento ambientale” – ha concluso Di Donna.
Il Vescovo di Acerra ha seguito il filone che anche il Cardinale di Napoli, Sepe, durante l’omelia della Celebrazione del miracolo di San Gennaro dello scorso 2 maggio, ha tuonato: “Napoli ha anche il virus della camorra”. A questo virus, fa seguito anche quello della Terra dei Fuochi.
Non c’è più tempo di aspettare: bisogna fare qualcosa di concreto, per evitare che qui si continui a morire!
ROSALIA GIGLIANO
Fonte: avvenire.it
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