Dal cuore trafitto di Gesù e da quello addolorato Maria, capiamo che Dio ci ama più di sé stesso, e che ha bisogno del nostro amore.
DOMENICA FRA L’OTTAVA DI NATALE – SACRA FAMIGLIA DI GESU’, MARIA E GIUSEPPE, FESTA – ANNO B
I pastori andarono, senza indugio,
e trovarono Maria e Giuseppe
e il bambino adagiato nella mangiatoia. (Lc 2,16)
Uno nato da te sarà tuo erede.
Dal libro della Gènesi
Gen 15,1-6; 21,1-13
In quei giorni, fu rivolta ad Abram, in visione, questa parola del Signore: «Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande».
Rispose Abram: «Signore Dio, che cosa mi darai? Io me ne vado senza figli e l’erede della mia casa è Elièzer di Damasco». Soggiunse Abram: «Ecco, a me non hai dato discendenza e un mio domestico sarà mio erede». Ed ecco, gli fu rivolta questa parola dal Signore: «Non sarà costui il tuo erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede». Poi lo condusse fuori e gli disse: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle» e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza». Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia.
Il Signore visitò Sara, come aveva detto, e fece a Sara come aveva promesso.
Sara concepì e partorì ad Abramo un figlio nella vecchiaia, nel tempo che Dio aveva fissato.
Abramo chiamò Isacco il figlio che gli era nato, che Sara gli aveva partorito.
Parola di Dio
R. Il Signore è fedele al suo patto.
Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere.
A lui cantate, a lui inneggiate,
meditate tutte le sue meraviglie. R.
Gloriatevi del suo santo nome:
gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
Cercate il Signore e la sua potenza,
ricercate sempre il suo volto. R.
Ricordate le meraviglie che ha compiuto,
i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca,
voi, stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto. R.
Si è sempre ricordato della sua alleanza,
parola data per mille generazioni,
dell’alleanza stabilita con Abramo
e del suo giuramento a Isacco. R.
La fede di Abrano, di Sara e di Isacco.
Dalla lettera agli Ebrei
Eb 11,8.11-12.17-19
Fratelli, per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare.
Per fede, Abramo, messo alla prova, offrì Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito figlio, del quale era stato detto: «Mediante Isacco avrai una tua discendenza». Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe anche come simbolo.
Parola di Dio
Il bambino cresceva pieno di sapienza.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 2,22-40
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser.
Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret.
Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
Parola del Signore
Nel giorno in cui si festeggia la Sacra Famiglia, il Vangelo ci ricorda qual è la luce a cui dobbiamo guardare per la nostra Salvezza: è Gesù. Salvezza di ogni uomo, di ogni legame d’amore, che ci rivela il volto di Dio nella nostra vita e nell’altro.
Dio ha voluto manifestarsi e incarnarsi in un Bambino, nel calore e nella guida di una famiglia: questo perché si è fatto bisognoso, fragile. E soprattutto è nato con questa meravigliosa caratteristica: il “bisogno” di essere amato da noi. Se così non fosse, Dio non ci avrebbe chiesto di amarlo, nei suoi comandamenti!
Non si può pensare quindi a Dio come una sfera parmenidea avulsa dal bisogno di amore, oltre che nella sua natura trina. Che contradizione meravigliosa è mai questa? Dio ha scelto di creare creature bisognose e di rendersi lui stesso bisognoso di loro.
La contraddizione di cui parla Simeone è in parte questa: Dio si è fatto uomo ed è venuto a chiederci qualcosa. Strano, no? Un Dio perfetto, un Dio “terribile” che si fa bisognoso.
Questo accade perché Lui è diventato uomo come noi, e gli uomini hanno bisogno di altri che si prendano cura di loro. Dio è “diventato” (lo era da sempre) Padre, ma di un Figlio dell’Uomo, che necessiterà le cure di una famiglia.
Dio, quindi, ci chiede di aver cura di suo Figlio, di aver cura, quindi, di Lui. Ci chiede da millenni di amarlo, e questo era già scritto nelle Sacre Scritture prima del Vangelo. Come capire questa contraddizione? Come capire all’epoca che Dio si era fatto uomo? Proprio per questo che lui diceva verrà accusato di blasfemia, perché i “pensieri di molti cuori” erano lontano del suo amore e indurito dall’indifferenza di Dio.
I nostri miseri cuori e i nostri peccati, tuttavia, non scandalizzano Dio: sa che siamo peccatori! Solo, ci chiede di seguirlo. Ci chiede di prenderci cura di quel Bambino, di non far male al Suo cuore. Gesù è negli occhi del nostro prossimo, è in noi. Per questo ci domanda, sempre, di averne cura. Perché la misura del suo amore è grande: dal cuore trafitto di Gesù e da quello addolorato Maria, capiamo che Dio ci ama più di sé stesso.
Elisa Pallotta
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