San Paolo ci offre, indirettamente, una lezione teologica sull’Incarnazione del Cristo. Sebbene il Santo non abbia mai menzionato la nascita di Gesù Bambino nei suoi scritti, diverse sono le occasioni in cui ci parla di uno dei misteri più iconici della storia della Chiesa.
L’Incarnazione del Cristo è il tema cardine della Santa festa del Natale. Il Dio che nasce e si fa uomo per liberare il mondo dal peccato è la tematica attorno a cui circola il mistero fondante di questa festa. I teologi hanno scritto, parlato, discusso e insegnato circa questo mistero, ma questa volta, a offrirci una riflessione teologica sull’argomento è proprio San Paolo, l’apostolo delle genti. Ciò che risulta quanto mai curioso, in tal senso, è che il Santo non menziona mai, all’interno dei suoi scritti, in modo diretto, la nascita di Gesù. Eppure, la riflessione che ci propone nelle sue lettere è molto profonda e interessante. Tra i diversi passaggi in cui Paolo si sofferma a parlare della tematica, due risultano essere centrali e, dunque, li prenderemo in considerazione.
Al capitolo 4 della sua Lettera ai Galati, San Paolo scriveva: Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge”. Continuava poi, dopo alcuni versi, “Non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio”. Il cuore del messaggio di Paolo è chiaro: Dio si incarna, si rende Padre e Figlio allo stesso tempo. Anche l’uomo, dice Paolo, diventa figlio e non più schiavo: “E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida (Paolo, Lettera ai Galati). La valenza simbolica di questo passo è molto profonda e significativa. Il Natale, non rappresenta solo un fatto storico. Al tempo stesso un atto di salvezza per gli uomini, che non sono più schiavi, ma figli.
C’è poi un altro passo che ci fa riflettere sul Natale del Signore, pur non essendo menzionato. Stiamo parlando, in questo caso, della Lettera ai Filippesi. In questo testo, al capitolo 2, San Paolo ci fa riflettere anche sull’umiltà di Gesù. Scriveva infatti il Santo che Gesù “assumendo una condizione di servo”,
diventa “simile agli uomini”. Ancora una volta Paolo ci fa riflettere sul Natale, pur non menzionandolo. San Paolo non parla di mangiatoia, non parla di Betlemme, eppure, ci fa riflettere sul significato teologico di quel momento. L’amore di Dio, che si abbassa fino alla condizione di uomo, rendendosi tale, ha salvato il mondo.
Leggi anche: I luoghi di San Paolo: un viaggio tra le terre dell’Apostolo delle genti
“Perdonami, Signore”. Con la preghiera della sera di oggi chiediamo alla Santissima Trinità di concederci…
Il fatto straordinario accade a due giovani mentre stanno pregando la Madonna del Sangue, e…
Nell'Angelus di oggi, Papa Francesco sottolinea come Dio risponda alla mancanza umana, con la sovrabbondanza,…
Il famoso regista che si prepara a girare il film sulla Resurrezione di Gesù dà…
I Santi Mario, Marta, Abaco e Audifce sono esempio di famiglia cristiana e che ha…
Meditiamo il Vangelo del 19 Gennaio 2025, iniziando la giornata con una profonda riflessione sulla…