Si sta discutendo tantissimo delle discriminazioni uomo-donna, causate dal rifiuto degli islamici di stringere la mano a chi è del sesso opposto, poiché, per questa loro “usanza”, molti non sono stati naturalizzati nella Nazione in cui avrebbero voluto stabilirsi.
Nonostante questo atteggiamento sia, per noi occidentali, inaccettabile, ci sono dei luoghi in cui obbligare un musulmano a cambiare le proprie abitudini è -anch’esso- considerato discriminante.
La questione è davvero controversa e valutata in maniera differente nelle varie Nazioni europee.
Ad esempio, in Svezia, una ragazza di religione musulmana aveva chiesto un risarcimento ad una azienda, presso cui aveva tenuto un colloquio di lavoro.
La ragazza ribadiva di avere il diritto di non stringere la mano all’uomo che le stava facendo il colloquio. Il giudice, in questo caso, le ha dato ragione, condannando l’azienda a pagare un risarcimento di 40.000 corone.
In Svizzera, invece, in una scuola di Therwil, un ragazzo musulmano non aveva voluto dare la mano alla sua insegnante. In questo caso, il ragazzo è stato obbligato ad obbedire alle regole della scuola e del Cantone.
Discriminazioni uomo-donna: due pesi, due misure
Qualche giorno fa a Losanna, alcuni soggetti islamici si sono presentate al Municipio per ottenere la naturalizzazione, ma si sono, poi, rifiutati di stringere la mano agli interlocutori di sesso opposto.
Le autorità svizzere avrebbero preferito che la cosa non arrivasse ai giornali, ma hanno precisato che la stretta di mano “non è che uno degli elementi che hanno portato alla scelta”, poiché quei soggetti hanno manifestato “un comportamento generale discriminante”.
I candidati alla naturalizzazione hanno così dimostrato di non essere affatto integrati nella società in cui chiedevano di rimanere, anche rifiutandosi di rispondere alle domane poste loro dagli esponenti del sesso opposto.
A nulla vale dichiarare di conoscere ed amare un certo Paese, quando non si ha nessun interesse a rispettare le basilari norme vigenti.
Antonella Sanicanti