Quando parliamo di distanziamento sociale, subito ci viene in mente una delle tre regole che abbiamo imparato in questo anno di pandemia.
Ma il distanziamento sociale è un qualcosa che la storia ci ha fatto conoscere già nei tempi passati, ad esempio, durante le varie “pesti” che si sono susseguite nel tempo.
Il distanziamento sociale: dove è nato
La parola “distanziamento sociale” è una delle tre regole canoniche (insieme all’uso della mascherina e all’igienizzazione delle mani) che abbiamo imparato a conoscere durante questa pandemia da Coronavirus. Ma siamo sicuri che è un qualcosa che abbiamo conosciuto solo in questo 2020 appena passato? O che già abbiamo visto nel passato?
La peste: a partire dal 1300, la storia ci insegna che, con una cadenza quasi ogni 300 anni, si ripresentava in differenti zone d’Italia. Dalla peste di Firenze, a quella di Milano, passando anche per quella del novembre 1582 che si è avuta in Sardegna. Un marinaio francese, sbarcato ad Alghero da Marsiglia, aveva portato con se i sintomi della malattia che già infuriava nella sua città di origine.
L’epidemia di peste ad Alghero
Pochi giorni dopo, il marinaio morì, ma l’epidemia era scoppiata già nella città sarda, portando alla morte di oltre il 60% della popolazione. Un focolaio concentrato all’interno della città di Alghero e che, stranamente, non si espanse altrove né tantomeno nel resto dell’isola. Perché questo?
Un tale, Quinto Tiberio Angelerio, all’interno della sua opera, dal titolo “Protomedicus”, aveva ipotizzato che la non diffusione dell’epidemia era stata dovuta ad un particolare accorgimento preso dalla popolazione stessa, oltre le mura di Alghero: il distanziamento sociale.
Il manuale del medico Angelerio: le regole della quarantena e del distanziamento sociale
“Angelerio impose regole e misure antiepidemiche nuove per il sistema sanitario sardo cinquecentesco. Tali misure hanno indubbiamente risparmiato i quartieri circostanti dalla diffusione del contagio. Angelerio sembra essere stato un funzionario della sanità pubblica di grande successo nella storia delle epidemie di peste in Sardegna” – scrivono alcuni studiosi.
Angelerio era un medico di provincia ma la sua intuizione era venuta fuori da un “bizzarro rimedio medico contro la peste”. Capì subito chi era il primo paziente e perché era morto. La sua proposta di quarantena per i malati venne ripetutamente ostacolata, finché non ebbe l’ardire di rivolgersi al viceré che gli permise di creare un cordone sanitario intorno alla città, impedendo qualsiasi uscita e ingresso di animali e persone.
Il suo sistema diminuì il numero di contagi
Un sistema che, si dimostrò, esser efficace sin da subito e, a lui, fu affidato il compito di contenere il contagio. “Vietò incontri, balli, intrattenimenti, stabilendo che solo una persona per famiglia potesse uscire di casa per fare la spesa. Il distanziamento fisico, ottenuto chiedendo alle persone autorizzate a uscire di portare con sé un bastone lungo sei piedi in modo da assicurare il mantenimento della distanza interpersonale” – continuano alcuni studiosi della sua opera.
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Le regole di Angelerio permisero ad Alghero di liberarsi della peste in otto mesi e di starne alla larga per altri sessant’anni. Quando tornò, nel 1652, e furono di nuovo introdotte le sue regole, la peste non provocò lo stesso numero di vittime della “prima ondata” di 80 anni prima.
Semplici regole, individuate in poco tempo che ancora noi, oggi, utilizziamo, conoscendone, ora, la loro origine.
Fonte: elledecor.com
ROSALIA GIGLIANO