Era incinta di 28 settimane, la migrante che si era presentata alla frontiera francese, dell’ultimo comune italiano al confine, Bardonecchia, inoltre presentava un linfoma.
Era nigeriana ed aveva 31 anni, la donna che, respinta dalla Francia è stata soccorsa dai volontari di Rainbow4Africa e assistita, poi, all’ospedale Sant’Anna di Torino, non è sopravvissuta.
B.S. -sono le iniziali della donna incinta- è stata tenuta in vita perché potesse partorire, ma, dopo il taglio cesareo, lei non ce l’ha fatta.
Dopo un mese passato all’ospedale di Torino, grazie al reparto di Ostetricia e Ginecologia della dottoressa Tullia Todros e a quello di Ematologia Ospedaliera del dottor Umberto Vitolo, è riuscita almeno a dare alla luce il suo bambino, ora tenuto sotto controllo al reparto Terapia Neonatale dello stesso ospedale, sotto l’occhio vigile del dottor Enrico Bertino.
Il bambino di B.S. è sano, ma è un sopravvissuto; alla nascita, pesava solo 700 grammi e non ha più la mamma: “Si nutre del prezioso latte della banca del latte, che mamme generose hanno voluto donare”, dice il dottor Bertino, e pare che stia già aumentando di peso.
Il bambino si chiama Israel e, ora, per lui e per il padre, rimasti soli e senza un luogo dove andare, è scattata una gara di solidarietà.
Il Presidente della Rainbow4Africa, Paolo Narcisi, ha sottolineato che l’azione dei francesi è stata frutto della disumanità: “Le autorità francesi sembrano avere dimenticato l’umanità”; “è un atto grave che va contro tutte le convenzioni internazionali e al buon senso, proprio come criminalizzare chi soccorre”.
Purtroppo i dottori italiani non hanno potuto salvare la madre del piccolo Israel, ma almeno hanno provveduto a farlo nascere, a tentare il tutto per tutto, e, ora, si occuperanno della sua sopravvivenza.
Questa ci sembra la risposta migliore a chi punta il dito e ci accusa, oltralpe, di non saper agire nei confronti dei migranti.
Antonella Sanicanti