Dj Fabo ha deciso di porre fine alla sua vita con l’aiuto di Marco Cappato, oggi la Corte Costituzionale si riunisce in udienza per discutere il caso e stabilire se quest’ultimo ha commesso reato.
Suicidarsi è sempre moralmente e legalmente sbagliato? Questa è la domanda sulla quale sta dibattendo in queste ore la Corte Costituzionale nell’analizzare il caso di Dj Fabo, il ragazzo tetraplegico che con l’aiuto di Marco Cappato ha fatto ricorso all’eutanasia lo scorso anno in Svizzera. Se a livello morale, etico religioso, ci sono pochi dubbi sul fatto che l’aiuto al suicidio è un’azione da non compiere (almeno per chi ha una visione religiosa della vita), a livello legale il dubbio permane anche se così non dovrebbe essere: l’articolo 580 del codice penale, infatti, stabilisce che in nessun caso è possibile istigare o aiutare una persona a commettere suicidio, ciò nonostante la procura prima e la Corte d’Assise poi non hanno voluto condannare Cappato per aver organizzato il viaggio in Svizzera di Dj Fabo. Dall’udienza in Corte d’Assise è infatti emerso che il reato di istigazione al suicidio in questo caso non può essere applicato, ma persiste comunque quello di aiuto al suicidio.
La decisione di Dj Fabo e il processo ai danni di Marco Cappato
Come sicuramente ricorderete Fabiano Antoniani (in arte Dj Fabo) era diventato tetraplegico e cieco a causa di un incidente. Le sue condizioni erano molto difficili da affrontare, ma il ragazzo non rischiava di morire. Proprio la prospettiva di una lunga vita in quelle condizioni lo hanno convinto a ricorrere all’eutanasia, pratica non permessa in Italia, ed in altri Paesi europei per persone che non siano malati terminali (in Italia solo con i Dat ed in punto di morte il soggetto può richiedere che non si proceda alle cure). Marco Cappato, venuto a conoscenza del desiderio di Dj Fabo, ha organizzato il viaggio ed accompagnato il ragazzo in Svizzera ad una clinica che ha messo in pratica la sua volontà.
Tornato in Italia, lo stesso Cappato si è denunciato per violazione dell‘art 580. La procura ha stabilito che il caso non sussisteva, ma il Gip ha preteso che l’imputato venisse processato. Davanti alla Corte d’Assise di Milano i parenti di Fabiano hanno testimoniato in favore di Marco ed i giudici hanno messo in dubbio la legittimità dell’articolo per il caso in specie, rimandando alla Consulta ed alla Corte Costituzionale la decisione. Oggi, dopo l’udienza, verrà stabilito ufficialmente se sia legittimo o meno in alcuni casi aiutare al suicidio.
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Luca Scapatello