Le Corone del Rosario, confezionate dai bambini di un orfanotrofio, vengono spesso acquistate da chi visita Medjugorje e portate, poi, ai Paesi di appartenenza.
Lo fanno anche gli italiani. Così, 500 di queste Corone del Rosario erano state comprate, perché destinate al parroco di Castellaneta, in provincia di Taranto, don Francesco Alfarano.
Lui, nel festeggiare il suo 25esimo anniversario di sacerdozio, avrebbe voluto regalare a tutti i suoi fedeli parrocchiani una Corona del Rosario benedetta a Medjugorje.
Solo per questo, sul pullman del ritorno, i pellegrini di Castellaneta si trovavano con quella “merce a bordo”.
Era il 31 Agosto scorso, quando, al confine tra Bosnia e Croazia, le Corone del Rosario destinate a don Francesco Alfarano sono state individuate e sequestrate dai funzionari della dogana croata.
Inoltre, siccome le Corone non erano state dichiarate dall’autista del pullman, i pellegrini sono stati costretti a pagare immediatamente -per poter proseguire il viaggio- una multa di 300 euro e a firmare il relativo verbale.
Il sospetto dei funzionari della dogana è che le Corone del Rosario acquistate dai bambini dell’orfanatrofio potevano essere rivendute in Italia e quindi contrabbandate, in un certo senso.
Dopo una discussione di 4 ore, non c’è stato modo di far capire che quelle Corone sarebbero state distribuite per la devozione dei parrocchiani di don Francesco Alfarano.
Pare, dunque, che in quei Paesi le Corone del Rosario, siano trattare allo stesso modo delle sigarette, della grappa e di qualunque altra merce che tenta di varcare illegalmente il confine.
Questo non è certo un caso isolato o insolito. Infatti, anche un collaboratore della nostra redazione ha subito lo stesso destino, quando ha cercato di portare oltre il confine croato 300 Corone del Rosario.
Ecco cosa ci ha raccontato al suo rientro a Roma: “Sono stato fermato lungo l’autostrada per un controllo. Gli agenti hanno chiesto se avevamo alcool, quindi hanno fatto scaricare tutte le valige dei tre occupanti e, dopo averle controllate, hanno visto le buste dei Rosari e di altri oggetti ed immagini”.
Cosa cercavano e cosa pensavano di trovare i doganieri? “Ci hanno chiesto la ricevuta che non avevamo, visto che quei Rosari erano un dono di un “benefattore” ad una parrocchia. Dopo una mezz’ora di dialogo in un inglese misto a croato estremamente complesso, uno dei due agenti è salito armato in auto con noi e, scortato dal collega nell’auto di servizio, ci hanno ricondotto in dogana”.
Ma di che cosa ti accusavano, precisamente? “Per loro erano troppi, rispetto non si sa a cosa. Non c’è infatti nessun avvertimento per i viaggiatori riguardo un limite consentito di Rosari da portare. Trattato cordialmente, ma comunque a mo di trafficante, ho trascorso ben 3 ore all’interno degli uffici doganali, in una stanza dove, a occhio, oltre ai nostri, ci saranno stati altri 10/15 mila, tra Rosari ed altri oggetti sequestrati”.
Deve essere stata un’esperienza terrificante! “Una sensazione surreale dove in alcuni momenti il solo mezzo di comunicazione era google translator. Alla fine, ho dovuto firmare un verbale di due pagine, ovviamente in croato, pagare quasi 300 euro, per vedermi sequestrato tutto il “carico” (non vedo altro modo di chiamarlo, dal momento che mi hanno dato ripetutamente del contrabbandiere), per un valore di circa 450 euro. I miei due compagni di viaggio erano stati, nel frattempo, lasciati ignari nel piazzale antistante “.
Come ci si dovrebbe comportare, dunque, con quei funzionari che non sembrano voler comprendere la differenza tra devozione e contrabbando? “Il consiglio che posso dare è quello di pretendere una ricevuta, per qualsiasi acquisto facciate, perché la mia sensazione è che su vicende come questa in dogana ci marcino un po troppo”.
Antonella Sanicanti
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