A rendere omaggio a San Giorgio nel giorno della sua memoria liturgica c’è un dolce contadino tipico di Milano e dintorni, avvolto tra storia e racconti leggendari, semplice e ricco del ringraziamento di chi lo ha ideato.
San Giorgio, la cui memoria liturgica è il 23 aprile, è venerato in tutto il mondo ed è riconosciuto patrono di cavalieri, soldati, cavalli, ma anche di altre categorie tra cui i lattai, oltre che di varie città.
Morì da martire sotto la persecuzione dell’imperatore Diocleziano ed è ufficialmente raffigurato come colui che uccide il drago per il celebre episodio che lo vide protagonista quando, secondo la leggenda, salvò dalle fauci del mostro la figlia del re.
In Lombardia da secoli remoti viene festeggiato e gli è stato dedicato un dolce: il Pan de Mej.
Storia e leggenda all’origine del Pan meino
Chiamato in vari modi, Pan meino, ma anche panigada o pan dei poveri, si tratta di un pane dolce, una sorta di biscotto da inzuppo, con una specifica consistenza tutta sua e un determinato sapore.
Come avviene per molti cibi legati a santi di epoche remote, storia e leggenda si fondono e accade anche in questo caso.
Il dato storicamente forse più accertato è che il pan meino veniva preparato per la festa di San Giorgio il 23 aprile.
Durante il Medioevo in quel giorno di aprile in Lombardia venivano rinnovati i contratti tra i lattai e i mandriani, in suo onore per festeggiare venivano offerti tanti pan meino ai meno abbienti, da qui anche il nome di pan dei poveri, e si usava accompagnarli e intingerli nella panna liquida.
Ma il legame tra il pan meino e San Giorgio sembra avere un’origine precedente e qui si inserisce il racconto che ha del leggendario.
Sembra che, precisamente nel 1339, a Milano scoppiò una rivolta popolare contro i soprusi e le vessazioni dei briganti.
Il signore della città schierò l’esercito in soccorso del popolo e la guerriglia fu vinta proprio il 23 aprile.
Si narra che il popolo preparò questi pani dolci per rifocillare i soldati e sul luogo della battaglia apparve un’effigie che raffigurava San Giorgio.
Per questo a lui che era considerato il protettore, fu dedicato questo pane dolce e da allora si iniziò ad omaggiarlo con questo cibo.
La ricetta del Pan meino
Pan de Mej vuol dire pan di miglio, ed era proprio questo l’ingrediente che lo caratterizzava. Accadeva in origine, perché poi, dal ‘700 in avanti, il miglio fu sostituito dalla farina di mais o da un mix di farine.
Ha un sapore dolce e un colore ambrato, e l’altro ingrediente tipico e imprescindibile sono i fiori di sambuco essiccati che lo aromatizzano nel modo caratteristico.
Sono stati scelti perché sono fiori che sbocciavano proprio in questo periodo della primavera e rendono unico questo dolce che è morbido e dalla consistenza friabile, scioglievole e burroso.
Ecco la ricetta per prepararlo in casa, molto semplice e di facile realizzazione.
Ingredienti
- 250 gr di farina di miglio
- 125 gr di zucchero
- 100 gr di burro
- 1 uovo
- 7 gr di lievito di birra fresco
- latte intero
- 1 cucchiaio di fiori di sambuco essiccati
- Zucchero a velo q.b.
Procedimento
La prima cosa da fare è unire la farina con il lievito di birra sciolto nell’acqua. Quindi iniziare ad impastare.
Unire poi lo zucchero, i fiori di sambuco, l’uovo e il burro sciolto. Proseguire ad impastare formare un panetto liscio ed omogeneo che dovrà lievitare coperto da un canovaccio per circa 2 ore.
Trascorso questo tempo, riprendere l’impasto e con le mani formare dei panini tondi di grandezza medio – piccola, leggermente schiacciati.
Disporre i pan de mej su una teglia rivestita di carta da forno e cuocere in forno preriscaldato statico a 180° per 15-20 minuti.
Infine dopo averli sfornati cospargerli di zucchero a velo.
Quando sono pronti lasciare che si raffreddino in modo da assumere anche una maggior compattezza, sono abbastanza friabili, e poi servirli e gustarli, come richiede l’usanza, accompagnati da panna liquida o con il latte.
Sono ottimi da assaporare sia per la prima colazione che come ricca merenda. Un uso anche questo che ci riporta alla grande devozione per San Giorgio, molto forte e presente attraverso i secoli.