Non si conosce il motivo ma è considerato il protettore dalle calamità naturali e viene invocato in difesa da essi. Ci sono apposite invocazioni in dialetto siciliano con cui i fedeli nel corso dei secoli si sono rivolti a San Gerlando per chiedere protezione da tempeste, temporali disastrosi, uragani, maremoti.
San Gerlando fu vescovo di Agrigento tra l’XI e il XII secolo e diede ordine alla Chiesa locale dopo la liberazione dai saraceni. Di origini franco-normanne, San Gerlando si pensa sia nato a Besancon intorno al 1030 – 1040. Nel 1088 fu nominato vescovo della diocesi di Agrigento e svolse il suo ministero episcopale fino alla sua morte. Alcuni studiosi lo considerano appartenente alla stirpe del conte di Sicilia Ruggero I degli Altavilla, ma non si hanno informazioni certe su questo.
Su volere di quest’ultimo diventò vescovo: prima fu nominato primicerio della Schola cantorum della chiesa di Mileto in provincia di Catanzaro. Dopo che nel 1086 Agrigento fu liberata dall’occupazione araba, il conte di Altavilla lo volle alla guida della diocesi. Il papa Urbano II lo consacro vescovo della città con la bolla di conferma pontificia.
Si sa che fu un uomo di grande erudizione, molto dotto sulla dottrina cattolica e manifestava doti di grande carità. Dal momento che per lungo tempo la città siciliana era stata dominata dai musulmani la fede era andata in gran parte perduta. I cristiani erano pochi e il vescovo Gerlando si adoperò per una grande azione di evangelizzazione.
Patrono di Agrigento, è protettore dalle calamità naturali
Sono molte le opere che intraprese fin da subito. Nei primi sei anni del suo episcopato fece edificare l’episcopio e la cattedrale e li dedicò rispettivamente dedicò alla Madonna e a S. Giacomo. Inoltre fece fare opere di fortificazione del castello di Agrigento. Si ricorda la sua partecipazione al convegno di Mazara del 1098 in cui tra il gran conte Ruggero I e i vescovi della Sicilia si trovò per un problema che affigligeva tutti: la ripartizione delle decime.
Si dice che si deve a lui la conversione del signore arabo Chamud, chiamato poi Ruggero Achmet, che lui stesso battezzò dopo che l’uomo aveva cambiato vita ed aveva abbracciato la fede cristiana. Il suo ministero episcopale durò per 12 anni fino alla sua morte avvenuta il 25 febbraio 1100. I suoi resti mortali nel corso del tempo subirono varie traslazioni. Furono soprattutto alcuni vescovi agrigentini che in un periodo che da dal 1159 e il 1264 fecero spostare le reliquie. Attualmente le sue spoglie sono conservate nella cattedrale di Agrigento all’interno di un’urna d’argento di grande pregio.
San Gerlando è venerato come patrono sia di Agrigento che di Porto Empedocle. Non si conosce il motivo ma è considerato il protettore dalle calamità naturali e viene invocato in difesa da essi. Ci sono apposite invocazioni in dialetto siciliano con cui i fedeli nel corso dei secoli si sono rivolti a San Gerlando per chiedere protezione da tempeste, temporali disastrosi, uragani, maremoti.
Anche in tempi molto più recenti a noi, nel 1966 i cittadini di Agrigento lo invocarono quando si verificò una rovinosa frana nella notte tra il 19 e il 20 luglio di quell’anno. Nonostante i danni materiali non ci fu nessuna vittima e questo fu un evento che può dirsi miracoloso perché le condizioni erano davvero molto gravi. I fedeli considerarono che ciò avvenne grazie alle preghiere di intercessione al Santo. La festa per San Gerlando nel corso dei secoli si è ridotta notevolmente. Mentre un tempo era realizzata con grande solennità ed avveniva la partecipazione di tutta la diocesi oggi il culto è in forma molto più semplice e ridotta.