Una bellissima lettera inviata a una fedele da Don Antonio Villa da Tarcento, ci aiuta a riflettere su quanto, a volte, il nostro animo abbia bisogno di liberarsi dal “chiacchiericcio e dal pettegolezzo”.
Si tratta di una lettera molto bella e profonda quella inviata da Don Antonio Villa da Tarcento a Romana. Il Sacerdote, 89enne, ha sostenuto di esser vissuto sotto diversi Pontefici, con i quali sempre si è trovato bene. Uno dei motivi principali sta proprio nel fatto di aver provato, in ogni modo, a disfarsi di quel pettegolezzo che lo stesso Papa Francesco spesso ci rimprovera. Attraverso un’analisi molto profonda, il Sacerdote offre diversi consigli per “camminare” verso questa strada.
Don Antonio, fin da subito, offre una premessa nella sua lettera, ben chiara. Jorge Mario Bergoglio è Papa Francesco per espresso volere di Dio. Così, dice don Antonio, ha voluto l’Eterno e ce lo ha dichiarato fin dai tempi del primo Pontefice, quando disse a Pietro: “Su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli”. Dunque, ci insegna il Sacerdote, “In quanto Papa [Francesco] è garantito nell’efficacia del suo ministero a prescindere dalla sua personale complessità psico-fisica.
Prima di offrire a Romana dei preziosi consigli, Don Antonio Villa tiene a mettere nero su bianco un altro dettaglio non indifferente. Tra le cosiddette “cose della terra” ce n’è una, in particolare che ci rende corresponsabili di una conduzione divina nelle situazioni della vita di tutti i giorni: il libero arbitrio. Anche grazie a questo, possiamo attrezzarci culturalmente per fa sì che ognuno di noi si possa disfare del “chiacchericcio e pettegolezzo” spesso denunciati proprio da Papa Francesco.
E allora, proprio da qui, il Sacerdote vuole partire, per offrirci importanti suggerimenti per eliminare quelle debolezze. Riproponiamo parte della sua lettera, dove tali consigli sono espressamente offerti:
<<Diventerà addirittura facile “abituarsi” ai tratti della sua umanità: in particolare al suo “bisogno” di essere umile [Riferimento a Papa Francesco]. Dobbiamo semplicemente provare a dargli credito di sincerità. Quando dice fratelli e sorelle “buon giorno” e “buon pranzo” non sta prendendo le distanze dai predecessori che usavano dire “sia lodato Gesù Cristo”; quando implora che non ci si dimentichi di pregare per lui non sta assumendo un atteggiamento populistico: sta chiedendo aiuto! Darglielo è almeno doveroso e perfino cominciando a confidargli le nostre perplessità, anche scrivendogli. Fa di tutto per essere considerato l’inquilino della porta accanto, prendiamolo in parola tenendo presente che anche lui sa benissimo di dover rispondere a Dio della “conduzione” di una intera umanità>> (fonte lettera Tempi.it).
Fabio Amicosante
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