Don Giovanni Bosco, fondatore dell’Ordine dei Salesiani, è conosciuto per le sue continue lotte contro il demonio, sia quando faceva esorcismi e liberava persone sia quando, la sera, doveva liberarsi costantemente della presenza del maligno che cercava in tutti i modi di corrompere la sua divina anima.
Ogni giorno Don Bosco liberava oppressi dalla morsa del demonio e, di conseguenza, rubava anime all’inferno mettendo il bastone tra le ruote al maligno, anche quando le anime, già nell’aldilà, si trovavano nel baratro tra la luce e le tenebre. Interessante in questo senso la storia di Carluccio, suo allievo quindicenne, che un giorno morì per una malattia. Il ragazzo era morto invocando Don Bosco, ma lui era fuori città e non poté assolverlo dai peccati. Di ritorno in paese, il Sacerdote si diresse a casa di Carluccio, una volta entrato in casa si accosto al giovane defunto e lo chiamo per due volte, il morto apri gli occhi e disse: “Oh! Don Bosco, vi ho chiamato tanto tempo perché volevo confessarmi bene. Mi sono confessato confusamente con l’altro prete e non riuscii a confessarmi bene!”.
Don Bosco dispiaciuto chiese a Carluccio cosa gli fosse accaduto e questo rispose: “Ecco, appena l’anima uscì dal mio corpo, si trovò davanti a Cristo Giudice, ma Maria Ausiliatrice pregò suo Figlio di sospendere alquanto il giudizio. Io ero terrorizzato. Vedevo in disparte un abisso immenso di fuoco. Fu allora che Maria Ausiliatrice, lì presente, disse ai demoni: “Non lo toccate, non è ancora giudicato!”.
Il sacerdote informò i familiari della situazione, poi chiese loro di uscire dalla stanze e chiese a Carluccio se volesse rimanere in questo mondo di tentazioni e peccati o se volesse andare tra le braccia di Maria Ausiliatrice, il ragazzo scelse per la beatitudine eterna e Don Bosco lo benedì lasciandolo andare al suo destino: “Allora va in pace e prega la Madonna per noi!”.
Un potere così grande non poteva che essere inviso al demonio, questo infatti lo infastidiva in ogni modo, gli rovesciava il calamaio mentre scriveva le regole dei Salesiani, gli frapponeva ossessi quando doveva dire messa, e tormentava le sue notti con fenomeni paranormali di ogni sorta, ma ciò nonostante la sua fede per il Signore era incrollabile ed ogni attacco veniva respinto.
Tra le tante tentazioni e dispetti che il Diavolo addusse al Santo, quella più incredibile avvenne una notte nella sua stanza. Quasi ogni notte un peso insopportabile si poggiava sul suo stomaco opprimendolo, ma quella notte il fastidio divenne opprimente e assunse la forma di un orso che voleva soffocarlo: “Fui molestato da un brutto animalaccio, sotto forma di orso, il quale mi si pose sul letto, e tentò, opprimendomi, di soffocarmi”.
L’animale era una delle tante manifestazioni del Diavolo che in quel periodo voleva dissuaderlo dal finire le regole per i Salesiani, di fatti, il giorno dopo, quando Don Bosco aveva concluso la sua opera con la frase “Ad maiorem dei gloria”, il diavolo si manifesto con il suo vero aspetto e con la coda rovesciò il tavolino facendo cadere l’inchiostro sullo scritto ed obbligando il Santo a ricominciare tutto daccapo.