La fede di Don Bosco si esprimeva in tanti modi, con l’amore verso il prossimo, con la dedizione all’insegnamento e alla preghiera e anche con i sogni profetici attraverso i quali comunicava con Dio. Proprio su questi due ultimi aspetti ci sono due aneddoti che ne mostrano la grandezza spirituale: il primo riguarda la devozione alla preghiera, mentre il secondo la sua capacità profetica.
Nel 1848 Don Bosco ricevette in visita il Marchese Roberto D’Azelio, amico fraterno di Carlo Alberto (Re di Savoia) e senatore del Regno di Savoia. Don Bosco lo accompagno nella visita in casa e questo si dimostro compiacente ad eccezione che per la pratica del rosario che egli riteneva una perdita di tempo: “Lasci di far recitare quell’anticaglia di 50 Ave Maria infilzate una dopo l’altra” disse il dignitario, ma il Santo gli rispose: “ Ebbene, io ci tengo molto a tale pratica; e su questa potrei dire che è fondata la mia istituzione; sarei disposto a lasciare tante altre cose pure importanti, ma non questa”.
Quella frase irriguardosa nei confronti della fede, ferì profondamente il sacerdote che incurante del ruolo e dell’importanza del suo ospite aggiunse: “E anche, se fosse necessario, sarei disposto a rinunziare alla sua preziosa amicizia, ma non mai alla recita del S. Rosario”. Don Bosco non trascurava mai il rosario né personalmente né nell’insegnamento, il suo attaccamento a tale pratica era dato da una devozione eccezionale alla Madonna che era rinsaldato dai suoi sogni.
A guisa d’esempio vi citiamo uno di suddetti sogni. Era il 1862, alla vigilia dell’Assunta il Santo sognò di trovarsi nella sua terra natia, ospite del fratello. Ad un tratto, mentre si trovava amabilmente a discutere con i suoi allievi, uno di essi si avvicinò e gli chiese di seguirlo nel prato attiguo. Una volta arrivati gli mostrò un orrendo serpente di inusitata grossezza, il Santo inorridì e voleva fuggire, ma questo lo fermo e dopo avergli portato una corda gli disse: “Prenda questa corda per un capo e la tenga ben stretta; io prenderò l’altro capo e sospenderemo la corda sul serpente”.
Don Bosco non capendo chiese: “E poi?” e l’allievo rispose: “Gliela sbatteremo sulla schiena”, ma il sacerdote era ritroso a simile soluzione e disse: “Ah! No, per carità! Guai se noi faremo questo. Il serpente si rivolterà inviperito e ci farà a pezzi”. L’alunno allora insistette e lo convinse in questo modo: “Ma la Guida insistette — narra Don Bosco — e mi assicurò che il serpente non mi avrebbe fatto alcun male, e tanto disse che io acconsentii a fare come voleva. Egli intanto alzò la corda e con questa diede una sferzata sulla schiena del rettile. Il serpente fa un salto e volge la testa indietro per mordere ciò che l’ha percosso, ma resta allacciato come in un cappio scorsoio”.
Il significato del sogno è chiaro, l’alunno è una guida (un angelo probabilmente) che insegna a Don Bosco come tenere al guinzaglio il serpente (il Diavolo) con una corda che è il rosario. Chi non è completamente digiuno di Sacre Scritture, infatti, sa che la Madonna è la donna che Dio scelse per sancire la sconfitta di Lucifero dopo aver cacciato Adamo ed Eva dal Paradiso e non c’è figura che il signore degli inferi tema di più.