Una storia di fede e di vero affidamento a Dio, anche nelle circostanze più difficili della vita. Don Emmanuelle che, davanti a una malattia, non perde la speranza.
Don Emmanuelle ha un cancro, ma questo non gli ha fatto perdere la sua fede in Dio: “Vivo gli ultimi giorni della mia vita affidandomi a Lui”.
Don Emanuelle e la sua vita donata a Dio
Una vita donata a Dio fino all’ultimo, non solo dal giorno della sua chiamata al sacerdozio. Era un giovane come tanti, faceva parte di una banda di graffittari. Poi qualcosa è cambiato nella sua vita: ha sentito che qualcuno, da molto più in alto, lo chiamava ad un compito importante: quello di esser “operaio nella sua Vigna”.
Emmanuelle ha lasciato tutto ed è entrato a far parte dei “Missionari Apostoli della Parola”, gruppo che, anche attraverso i social (seguendo anche gli esempi e i moniti dettati da Papa Francesco) diffonde il Vangelo a tutti, a partire dai più giovani.
Don Emmanuelle: l’arrivo della malattia a soli 30 anni
Ma, purtroppo, la malattia non rispetta né la fede né tantomeno la giovane età. A don Emmanuelle viene diagnosticato, proprio durante il primo periodo della pandemia da Coronavirus, un cancro all’occhio. Ma la notizia ancor più brutta è stata quella che, tutte le cure diverse da quelle per il Coronavirus, sarebbero state sospese sino al mese di agosto.
La disperazione, l’angoscia, la paura di morire…ma soprattutto la fede, quella fede in Dio Padre, che mai abbandona i suoi figli. “Mai avrei pensato che quella scelta, il giorno della mia Prima Comunione, di diventare sacerdote, l’avrei poi ripresa quando sarei diventato adulto. Ed invece così è stato” – comincia a raccontare Don Emanuelle.
Don Emanuelle: “Da giovane, volevo abbandonare la Chiesa”
La crisi di fede, la voglia di allontanarsi dalla Chiesa: “Ma quando si è giovani, si cade in queste tentazioni” – dice. Fino alla sua volontà di diventare Missionario: “Entrare nei Missionari della Parola e iniziare a diffondere il Vangelo anche attraverso i social. E’ stato qui che ho capito qual era la mia vera strada” – ha confidato il sacerdote.
I social, i video, il contatto con altri giovani, i graffiti che disegnava da giovane. Fino a quando, nel febbraio 2020, qualcosa è cambiato nella sua vita: “Ho cominciato ad avere fastidi all’occhio destro. Ho pensato che fosse dovuto alla stanchezza, perché era un periodo in cui mi avevano chiesto di collaborare in seminario come vice-rettore. Alla fine di gennaio 2020 […] ho sentito che l’occhio destro mi si chiudeva, si infiammava.
Quando sono tornato sono andato in ospedale, mi hanno sottoposto a un’ecografia e hanno individuato un tumore nell’occhio. Mi hanno mandato in un altro ospedale, l’Istituto Nazionale di Malattie Neoplastiche, dove mi hanno fatto una tac ed è risultato che il tumore non era solo nell’occhio, ma anche nelle zone chiamate etmoidi ed esfenoidi, quindi in una parte interiore del cranio e in parte dell’occhio” – racconta don Emmanuelle.
Il cancro all’occhio e la non possibilità di curarsi a causa del Covid
La terra che manca sotto i piedi, la pandemia che avanza, le cure che non possono esser effettuate, almeno fino a fine pandemia (allora ipotizzata per l’estate appena trascorsa), proprio per lasciare spazio ai malati di Covid: “Ho dovuto aspettare fino al 19 agosto. Cinque mesi per poter essere operato […]
Mi hanno poi sottoposto a un altro intervento più grande, durato circa 13 ore, in cui sono intervenute molte specializzazioni perché il medico ha detto che il tumore aveva già raggiunto una zona molto pericolosa e che stava opprimendo una vena importante […] I medici dicono che, per il modo in cui evolve il mio tumore, mi restano probabilmente 7 o 8 mesi di vita” – spiega.
Don Emanuelle: “Offro il mio Calvario a Gesù”
Ma Don Emanuelle non ha perso la sua gioia e la sua spensieratezza, tanto da offrire questa sua sofferenza a Gesù, quasi come a seguirlo sul Calvario: “Io lo definisco il mio splendido calvario, che il Signore mi permette di offrirgli. Lo offro in primo luogo per la mia salvezza. L’ho offerto per il consolidamento della fraternità degli Apostoli Missionari della Parola e per la Chiesa, per quello che sta accadendo nella Chiesa attualmente”.
“Mi affido a Maria. È lei la complice del mio esser sacerdote”
La sofferenza, ma anche il completo affidamento alla Madonna di Guadalupe: “La Vergine Maria è stata la “colpevole” del fatto che sia diventato sacerdote, perché ho avuto una madre che recitava tutti i giorni il Rosario per me quando ero in seminario. Credo che sia stata la Vergine a far sì che passassi dai graffiti e le bande ad essere sacerdote” – conclude Don Emanuelle.
Davanti alla sofferenza, la forza della fede e della vita. Preghiamo per don Emmanuelle, perché questo suo Calvario sia più dolce di quanto la medicina ha prospettato e soprattutto di esempio per i sofferenti. Preghiamo perchè Gesù, secondo la sua volontà, gli sia sempre accanto per guarirlo e lenire le sue sofferenze.
Fonte: aleteia.org
ROSALIA GIGLIANO