Don Fabio Rosini operato per un carcinoma nel 2012, ha compreso in quella dolorosa circostanza delle verità sul se stesso e sulla vita che prima gli erano sempre sfuggite. Oggi a quasi sei anni di distanza da quel tumore sconfitto, il sacerdote racconta il suo cambiamento nel libro ‘L’arte di ricominciare’, ottenuto anche grazie all’influenza positiva di Chiara Corbello Petrillo, una parrocchiana scomparsa il mese prima che gli è stata da esempio.
La notte del post operatorio, il 13 luglio 2012, don Fabio era molto dolorante e scoraggiato e giunto al culmine della sopraffazione si è rivolto proprio a Chiara, assunta in cielo il mese prima (il 13 giugno): “Mentre nella mia vita andavano in onda notti dolorose, ed ero in ospedale. Avevo chiesto l’aiuto dal cielo a questa ragazza meravigliosa, a cui avevo avuto la grazia di annunciare le Dieci Parole e altre cose”, spiega il sacerdote che poi aggiunge: “Nel suo stile, non mi ha ottenuto neanche una virgola di riduzione del dolore. Mi ha ottenuto molto di più. Mi ha ottenuto il dono di ricominciare”.
Sebbene la richiesta di aiuto di quella notte non gli sia servita a superare il dolore che stava provando né lo sconforto di quella notte, la malattia è stata un mezzo per ottenere molte grazie di cui adesso beneficia e con le quali ha arricchito il suo modo di fare catechesi: “Quel cancro è stato uno scalpello benedetto di Dio. Mi ha salvato da alcuni errori marchiani che stavo facendo. Tutti dicono che sono cambiato da allora. Quasi tutti ne sono contenti; alcuni, purtroppo, no. Rivorrebbero il pre-tumorale eroico e muscolare”.
Il sacerdote ricorda che un tempo era molto severo nelle catechesi, si arrabbiava con i giovani che non comprendevano le sue lezioni ed ora, invece, ha compreso che quell’energia, quella severità non era un modo positivo di confrontarsi con gli altre e che alcuni giovani in quel modo potevano diventare ancora più fragili: “Non alzo più la voce come un tempo nelle catechesi ai giovani. Ora ho paura di spezzare canne incrinate. Di spegnere lucignoli fumiganti”. La malattia lo ha fatto molto riflettere e gli ha permesso di comprendere meglio che tipo di uomo e sacerdote fosse, adesso si sente finalmente maturo e pronto a condividere un messaggio positivo: “Quando focalizzi che stai diventando anziano, ti partono le sintesi più intime. Appaiono, sorprendentemente, rare tracce di sapienza nelle analisi della linfa del mio uomo interiore. Ricevuta, non posseduta. E sempre troppo poco sfruttata”.
Fabio Scapatello
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