Don Fortunato di Noto è un sacerdote che si occupa da molto tempo di abusi e di pedofilia. Recentemente, ha scritto una lettera a Papa Francesco, in cui sottolinea l’atrocità di questi delitti, di questo dramma.
“Caro Papa Francesco, mi colpì molto la sua espressione: “se vogliamo festeggiare il vero Natale, contempliamo questo segno: la semplicità fragile di un piccolo neonato. (…) Lì sta Dio”.”.
I bambini hanno bisogno di essere curati, non abusati, oltraggiati o uccisi.
“Nel neonato c’è Dio: una espressione così profonda e intensa. Chi è contro i neonati è contro Dio. Chi offende un neonato è come se tutta l’umanità ne soffrisse, si offende”.
L’indignazione di tutta l’umanità o di quella parte di persone che ritiene un crimine atroce la pedofilia è più che giustificata e grida giustizia, anche e soprattutto se a compiere quegli abusi è un sacerdote: “Le vittime devono sapere che il Papa è dalla loro parte. Coloro che hanno sofferto sono la sua priorità e la Chiesa vuole ascoltarli per sradicare questo tragico orrore che distrugge la vita degli innocenti”, aveva detto lo stesso Papa Francesco.
Ultimamente, i report delle agenzie di indagine riportano dei dati ancora più allarmanti, perché ad essere violati sono addirittura i neonati.
Don Fortunato di Noto parla di recenti delitti
“Non basta più rimuovere o chiudere un sito pedopornografico. Le nostre domande sono lecite: Chi sono i bambini coinvolti? Chi li ha brutalmente abusati? Chi ha prodotto e realizzato i video e le foto? Chi li ha divulgati, raccolti in cartelle, offerte al perverso mondo oscuro della pedofilia e dei pedopornografi? Chi ne è entrato in possesso, così da alimentare il florido mercato sulla pelle dei bambini? Chi copre irresponsabilmente questo traffico? Che fine hanno fatto quei neonati? Chissà quante altre violenze subite durante la loro crescita?”.
Inconcepibile che queste tragedie si perpetuino. E’ necessario informare, istruire, curare, ma anche fare giustizia.
“Dobbiamo ancora continuare a lottare, perché è di lotta contro l’inferno, che stiamo parlando. Insieme però”.
Antonella Sanicanti
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