Un sacerdote, Don Giuseppe, che fa di tutto per la sua comunità. Gesti che non hanno bisogno di un “grazie” perché sono fatti davvero con amore gratuito.
Don Giuseppe, parroco della periferia di Milano, è riuscito a far cambiare volto a un territorio che non aveva altra via d’uscita. E perciò tutti gli vogliono bene.
Molti pensano che i sacerdoti siano coloro che rimangono chiusi all’interno delle loro sagrestie. Questo poteva essere un ragionamento del secolo scorso…ma adesso il “fare il sacerdote” è completamente cambiato.
I ministri di Dio celebrano, sì, l’Eucarestia; amministrano, sì, i Sacramenti, ma hanno anche il compito e il dovere della cura delle anime, del conoscere i propri fedeli e di contribuire, perché no, anche al miglioramento del territorio nel quale essi stessi operano. Attraverso gesti di amore, di conforto, di vicinanza: i sacerdoti fanno parte della comunità nella quale vivono e operano.
Un esempio, fra i tantissimi che potremmo citare, è quello di Don Giuseppe Facchineri, sacerdote della parrocchia “Beata Vergine Addolorata in Morsenchio”, alla periferia di Milano. Il suo esser fra il popolo è diventato il suo stile, la sua vivacità, il suo coinvolgere stanno migliorando completamente la vita di questo territorio, altrimenti difficile da far vivere.
“Per me è normale farmi disturbare. Sanno che tutti i giorni io ci sono, anche la domenica quando tutti pensano che vorrei riposare un po‘” – racconta Don Giuseppe. “La storia di Morsenchio è fatta di una complessità che non deve far paura, ma che, anzi, è ricca di risorse, di un quartiere dal passato ferito, legato alla droga che circolava per le strade.
Oggi, invece, è fatta di un presente fondato su relazioni positive all’interno di una comunità attiva e partecipe che ha saputo fare rete attorno alla sua figura e alla sua simpatia” – continua il sacerdote.
In primis, dare nuova vita alla parrocchia e alla sua struttura: il catechismo, la passione di Don Giuseppe per i mosaici, la voglia di non lasciare indietro nessuno, dando a tutti la possibilità di comprendere il messaggio evangelico. Ecco perché è nata “la Cappella dei mosaici”. Ma ciò che più conta per Don Giuseppe è l’esser presente: “Quel che conta è farsi trovare, con un abbraccio o una parola. Sempre” – conclude.
Tutto questo è Don Giuseppe. Uno dei tantissimi sacerdoti che operano nelle periferie delle città dando tutto loro stessi. Un dono che viene dal cuore, ma anche dalla piena collaborazione dei suoi parrocchiani, pronti a dare una mano per chi è in difficoltà. Un sacerdote che, senza troppi proclami, si prodiga per il popolo a lui affidato, senza chiedere nulla in cambio.
Come lui, tantissimi altri sacerdoti che operano nelle periferie, non solo delle città d’Italia, ma anche del mondo, lo fanno nel silenzio, e con la bontà del cuore, vivono e si prestano per la propria comunità.
Sacerdoti che incarnano a pieno l’amore di Gesù per gli ultimi, e che per loro si spendono. Non hanno bisogno di luci e di riflettori per operare, ma seguono semplicemente la luce di Cristo che è nel loro cuore.
ROSALIA GIGLIANO
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