Don Luigi Ciotti: “Il volontariato torni ad essere coscienza scomoda”

Don Luigi Ciotti fa una disamina della realtà sociale e delle varie associazioni di volontariato, denunciando una perdita di vocazione.

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Tale analisi è tratta dal suo ultimo libro ‘L’Amore non basta’ e spiega in che modo è cambiato il ruolo di volontari e ong.

La cultura del sospetto

Fare volontariato è stato sempre un compito arduo. Lo sa bene Don Luigi Ciotti che del volontariato ha fatto una vocazione e negli anni ha cercato di allargare costantemente la sua sfera d’azione. La difficoltà del fare volontariato risiede nella natura stessa, poiché bisogna trovare gente capace di donarsi al prossimo e aiutarlo a superare le fragilità. A questo si aggiunge la mancanza di fondi sufficienti a soddisfare le richieste di tutti, il che rende sempre incompleta l’azione di volontariato.

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Nella società odierna, però, c’è anche un cambiamento sociale che rende complesso lavorare nel settore. Sempre più persone ritengono che le associazioni di volontariato abbiano un secondo fine. Di questa cultura del sospetto parla Don Luigi Ciotti in una parte del suo libro ‘L’Amore non basta’, condivisa sul suo giornale ‘La Via libera’.

A tal proposito il Sacerdote scrive: “Se un tempo il no-profit era considerato un mondo che meritava rispetto perché composto da persone che si davano da fare, oggi si va affermando la visione secondo cui l’attenzione all’altro non può mai essere sincera. L’ individualismo imperante ha reso incredibile l’idea che si possa ‘fare del bene’, occuparsi in maniera disinteressata degli altri. E se adesso l’altruismo viene derubricato a ‘buonismo’, il primo passo falso è stato leggere come ‘bontà’ ciò che voleva essere tutt’altro: un’espressione di umana solidarietà, e prima ancora di corresponsabilità”.

Don Luigi Ciotti invita a tornare a fare volontariato

La cultura di cui sopra, spiega ancora il Sacerdote, è spinta anche dalla fragilità di una società che vede un altissimo tasso di disoccupazione e si vede in forte difficoltà sociale. Tale situazione conduce ad un pensiero oltranzista basato sul “Prima noi” che porta ad un atmosfera di tensione sociale. In questo ambiente il lavoro di volontari e ong è visto con sospetto, anche perché le associazioni non sono in grado di soddisfare i bisogni di tutti quelli che necessitano di un aiuto.

Don Ciotti saluta papa Francesco

La voglia di dare una mano si è quindi tramutata in un’arma a doppio taglio ed è per questo che Don Ciotti sprona tutti gli attori del meraviglioso mondo del volontariato a ritrovare la retta via: “Adesso la sfida, per noi e per loro, è quella di imporre un cambio di passo, di tornare a essere coscienza scomoda e non comodo alibi all’inerzia dei governi”. Il Sacerdote è anche consapevole che si tratterà di un percorso difficile: “Siamo nati sulla strada, oggi la strada siamo chiamati a ritrovarla. E naturalmente si tratterà di una strada in salita”.

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Luca Scapatello

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