La triste situazione degli sfollati del centro Italia pone ancor di più l’accento sui terremoti che hanno scosso quelle sfortunate popolazioni. Da due mesi a questa parte in molti si sono avvicendati per spiegare le ragioni di una simile ecatombe, la colpa è sicuramente da attribuire a chi non si è curato delle ristrutturazioni o delle costruzioni a norma, ma la domanda di chi si trova improvvisamente senza più nulla è sempre la stessa: Perché Dio mi ha fatto questo?
Se da un lato è logico rivolgersi a Dio nel momento del bisogno, la fede ci impone di discutere con lui per richiedere una guida nella nostra vita, dall’altro non si può nemmeno credere che il terremoto sia una punizione divina. Questo concetto, applicato spesso per le popolazioni senza Dio da alcuni credenti, mal si associa a persone che del suo credo hanno fatto una ragione di vita, dunque, considerando questo è lecito porsi la domanda, ma quanto centra Dio con le epidemie e con le catastrofi naturali?
I teologi risponderebbero che Dio non manda punizioni attraverso il terremoto, bensì il mondo da lui creato è fallace e suscettibile al cambiamento ed alla caducità esattamente come noi, i terremoti non sono altro che un aspetto di questo cambiamento e nient’altro. Volendosi associare alla parabola dell’Eden, questa interpretazione non può che assumere più senso, Dio ci aveva dato il paradiso, noi lo abbiamo perso, la punizione per averlo tradito, già agli albori dell’umanità, era quella di vivere in un mondo doloroso, dove ogni cosa doveva essere sperimentata sul proprio corpo, dunque, anche il dolore.
Proprio per questo motivo non ha senso attribuire un significato diverso ad una catastrofe naturale, non è Dio che ha punito le popolazioni dell’Italia per mandare un messaggio (come affermato da Radio Maria) e solo più facile crederlo, l’essere umano, infatti, vive di continue incertezze, conseguentemente è alla ricerca di conferme ed un evento inspiegabile come il terremoto, la sofferenza che esso causa non può rimanere senza una spiegazione che la “umanizzi”.
In questo senso è interessante condividere l’opinione di Don Luigi Maria Epicoco, intervistato la scorsa settimana al programma di Rai 2 Nemo. Egli ci dice di essersi posto la stessa domanda quando nel 2009 a L’Aquila il terremoto distrusse tutto compresa la sua chiesa, come poteva conciliarsi con l’amore divino tutto ciò che stava capitando? La risposta che si è dato devia dalla responsabilità divina senza escluderlo totalmente: “Ma l’amore è diverso da ciò che comunemente pensiamo, l’amore non elimina la sofferenza e il dolore ma proprio perché sei amato allora anche il dolore, anche la cosa che sembra più assurda, la più contraddittoria, non è al di sotto della tua dignità, tu puoi viverla”.