Citiamo articoli del catechismo della chiesa cattolica che evidenziano le norme comportamentali per accedere in maniera conforme all’Eucarestia.
Di fronte alle nuove proposte pastorali sopra menzionate questa Congregazione ritiene pertanto doveroso richiamare la dottrina e la disciplina della Chiesa in materia. Fedele alla parola di Gesù Cristo(5), la Chiesa afferma di non poter riconoscere come valida una nuova unione, se era valido il precedente matrimonio. Se i divorziati si sono risposati civilmente, essi si trovano in una situazione che oggettivamente contrasta con la legge di Dio e perciò non possono accedere alla Comunione eucaristica, per tutto il tempo che perdura tale situazione(6).
Questa norma non ha affatto un carattere punitivo o comunque discriminatorio verso i divorziati risposati, ma esprime piuttosto una situazione oggettiva che rende di per sé impossibile l’accesso alla Comunione eucaristica: «Sono essi a non poter esservi ammessi, dal momento che il loro stato e la loro condizione di vita contraddicono oggettivamente a quell’unione di amore tra Cristo e la Chiesa, significata e attuata dall’Eucaristia. C’è inoltre un altro peculiare motivo pastorale; se si ammettessero queste persone all’Eucaristia, i fedeli rimarrebbero indotti in errore e confusione circa la dottrina della Chiesa sull’indissolubilità del matrimonio»(7).
Don Mazzi sostiene invece che “la parola accoglienza deve essere vissuta a 360°, perché sa che se poi cominciamo a metter le virgole all’accoglienza allora il significato cambia” e che “bisogna allargare i sacramenti, darli anche a chi ha esperienze, come dire, non lineari, ed una esistenza non ligia alla cosiddetta normalità” in quanto “posso mica dire, accolgo dalle 7 alle 9 e poi chi si è visto si è visto. Oppure, accolgo Tizio sì e Caio no. Se la porta è aperta allora deve essere spalancata a tutti.
Don Mazzi ha proseguito spiegando che, secondo lui, Gesù Cristo fu crocifisso perchè “era un dissidente”, un “eretico rispetto al Potere di allora” ed ha dato la colpa alla Curia vaticana per i rallentamenti nelle riforme per la vita della Chiesa. “C’è una Curia, che io non chiamo romana ma il Sinedrio, potente, che comanda in Vaticano” aggiungendo che “la Chiesa è ancora così ricca mentre fuori ci sono milioni di poveri. Bisogna cambiare anche questo.” Riteniamo queste dichiarazioni molto azzardate e prive di ogni fondamento teologico, dire infatti che Gesù è stato per certi aspetti un rivoluzionario ed un innovatore è corretto, ma il resto delle dichiarazioni ci sembrano quanto mai fuori luogo.
L’intervista è stata rilasciata in occasione del dibattito sorto sui media in merito all’Instrumentum Laboris del prossimo sinodo straordinario per la famiglia che ha dato vita a moltissime polemiche.
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