“Ho sentito il dovere di raccontare al mondo, da una parte la grandezza della donna di cui ho ascoltato l’infinito dolore, il sincero pentimento e gli enormi sacrifici divenuti espiazione, dall’altra la grandezza del dono che ha ricevuto, che mi ha commosso profondamente”.
E’, questo, un brano tratto dal libro che parla della storia vera di Helvia, una ragazza che rimase incinta, quando ancora stava studiando, e fece una scelta sbagliata.
A quel tempo, Helvia era fidanzata con Enzo e, felice per la lieta novella, si ritrovò oltremodo anche impaurita, per quel cambiamento di vita che era stato riservato ad una giovanissima coppia.
Chiese, dunque, consiglio alla madre, che, purtroppo, le prospettò un futuro pieno di difficoltà e limitazioni, nel crescere un bambino. Helvia abortì.
“Sua madre non riusciva a vedere altro se non una bambina da guidare e proteggere, così, anziché sostenerla e tranquillizzarla, scelse di svelarle la verità più dura, le parlò di limiti, ostacoli, difficoltà che avrebbero condizionato il suo futuro. Aggiunse dubbi laddove avrebbe dovuto toglierne”.
Ma, dal momento in cui Helvia segnò le sorti della suo bambino, anche la sua vita non fu più la stessa. Si affermò come farmacista, ma, dentro di se, continuava a portare una sofferenza, un vuoto, un’insoddisfazione incolmabili, di cui non riusciva a liberarsi.
Passarono altri anni e, nel 2007, Helvia ed Enzo aspettavano, nuovamente, una bambina.
Helvia, stavolta, era decisa a diventare mamma, ma la gravidanza le presentò un conto amaro.
Perse gran parte del liquido amniotico, dunque, i dottori le prospettarono un aborto terapeutico, perché la bambina poteva essere a rischio o nascere menomata.
Ma Helvia non avrebbe rinunciato di nuovo alla sua creatura. Nonostante le evidentissime difficoltà, si sottopose a cure, anche dolorose, per idratare il suo grembo, stando continuamente immobile e per lunghissimo tempo.
Ricevuto in dono un Rosario, Helvia cominciò a pregare. Notò anche che un’immagine della Madonna di Fatima, di cui lei non sapeva assolutamente nulla, la seguiva in ogni stanza di ospedale in cui veniva ricoverata.
Quel tempo di sofferenza servì ad Helcvia per ripercorrere la sua vita, ricordare i suoi errori e fare ammenda.
Un giorno ricevette la telefonata di un suo amico sacerdote, don Aldo che le passò don Oreste Benzi, il fondatore della Comunità Giovanni XXIII (si occupa di tutti i disagiati sociali dai portatori di handicap alle prostitute, dai poveri agli adolescenti in difficoltà): “Helvia cara, so tutto di te, don Aldo mi ha raccontato. Sii serena; la tua Susanna nascerà sana e libera. E te lo dice uno che presto avrà un contatto ravvicinato con la Madonna. Tu preghi la Madonna vero?”.
Si era trattata di una vera e propria benedizione ed accade che il 2 Novembre don Oreste Benzi morì. Il 6 Novembre, solo 4 giorni dopo, nacque Susanna, “sana e libera”.
“Era sana e libera (Susanna), proprio come le era stato promesso.
Fu come una scossa elettrica, un’onda di emozione. Una vera e propria onda che dall’Adriatico, da Rimini, era riuscita a scavalcare le montagne, fino a raggiungere Perugia.
Un evento straordinario, unico al mondo, per realizzare il quale, a un piccolo grande uomo, era bastata una preghiera”. Antonella Sanicanti
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