Sono trascorsi 30 anni da quando è salito al Cielo. Era alla guida di una importante Diocesi del Sud Italia, e si è distinto per il suo carisma e per le sue parole che ancora oggi toccano i cuori di molti.
Un Vescovo, un sacerdote, un padre, ma prima di tutto un uomo che, con le sue parole, con i suoi gesti ha fatto riflettere non solo la Chiesa, ma il mondo intero.
Tanti sono i suoi testi ma, per ricordarlo nel giorno della sua morte, abbiamo deciso di proporre una sua lettera – preghiera molto speciale.
30 anni senza don Tonino
Era il 20 aprile del 1993 quando il Vescovo Antonio Bello, a tutti conosciuto semplicemente come Don Tonino, saliva al cielo. Un prelato per la Chiesa perché aveva “il titolo”, ma per il suo popolo era molto di più. A lui ci si rivolgeva per ogni cosa e lui, aveva sempre una parola e un gesto di conforto per tutti.
Un pastore di anime che non si è fermato neanche di fronte alla malattia, di fronte alla guerra. Nonostante fosse già stato operato di tumore allo stomaco, il 7 dicembre del 1992 parte insieme a circa cinquecento volontari da Ancona verso la costa dalmata. Inizia una marcia che lo avrebbe condotto dentro la città di Sarajevo, da diversi mesi sotto assedio serbo a causa della guerra civile.
Un sacerdote che non si è mai tirato indietro e che si è sempre rimboccato le maniche per accorrere in aiuto a persone che, al di là della costa pugliese e italiana, combattevano per l’indipendenza del proprio territorio.
L’arrivo nella città assediata, tenuta sotto tiro da cecchini serbi, era sicuramente un pericolo per i manifestanti, dove neanche il tempo era clemente: solo temporali e nebbia. Ma nonostante tutto, anche lì Don Tonino guardò alla fede, che non perse mai in nessuna occasione. Era l’8 dicembre del 1992 e quella nebbia lui la definì la “nebbia della Madonna“.
La sua vita per gli ultimi in “grembiule”
Una vita intensa, caratterizzata dalla preghiera e dalla cura dei giovani. La formazione dei giovani in seminario e la cura dei ragazzi dell’Azione Cattolica. Poi, la nomina a Vescovo della Diocesi di Molfetta. Un ministero caratterizzato dalla rinuncia ad “ogni segno e simbolo di potere”, ma anche dalla sua attenzione costante verso i poveri e verso gli ultimi.
Non si è mai tirato indietro davanti alla richiesta d’aiuto di qualcuno. Sua la definizione di “Chiesa del grembiule”, ad indicare la necessità di farsi umili e contemporaneamente agire sulle cause dell’emarginazione.
I suoi scritti sono, ancora oggi, spunto di riflessione e di preghiera, in particolare per chi cerca aiuto e conforto, per chi sente dentro di sé la paura e l’angoscia che stanno per sopraffarlo. Don Tonino aiuta ciascuno di noi, è sempre accanto a noi e lo fa anche attraverso questa lettera.
La sua lettera a chi si sente smarrito
Una lettera-preghiera possiamo definirla, speciale, volta a chiederci cos’è che può darci la vera felicità:
“Mi rivolgo perciò a voi, icone sacre dell’irrequietezza, per dirvi che un piccolo segreto di pace ce l’avrei anch’io da confidarvelo.
A voi, per i quali il fardello più pesante che dovete trascinare siete voi stessi. A voi, che non sapete accettarvi e vi crogiolate nelle fantasie di un vivere diverso. A voi, che fareste pazzie per tornare indietro nel tempo e dare un’altra piega all’esistenza. A voi, che ripercorrete il passato per riesaminare mille volte gli snodi fatali delle scelte che oggi rifiutate.
A voi, che avete il corpo qui, ma l’anima ce l’avete altrove. A voi, che avete imparato tutte le astuzie del «bluff» perché sapete che anche gli altri si sono accorti della vostra perenne scontentezza, ma non volete farla pesare su nessuno e la mascherate con un sorriso quando, invece, dentro vi sentite morire.
A voi, che trovate sempre da brontolare su tutto, e non ve ne va mai a genio una, e non c’è bicchiere d’acqua limpida che non abbia il suo fondiglio di detriti.
A tutti voi voglio ripetere: non abbiate paura. La sorgente di quella pace, che state inseguendo da una vita, mormora freschissima dietro la siepe delle rimembranze presso cui vi siete seduti.
Non importa che, a berne, non siate voi. Per adesso, almeno.
Ma se solo siete capaci di indicare agli altri la fontana, avrete dato alla vostra vita il contrassegno della riuscita più piena. Perché la vostra inquietudine interiore si trasfigurerà in «prezzo da pagare» per garantire la pace degli altri.
O, se volete, non sarà più sete di «cose altre», ma bisogno di quel «totalmente Altro» che, solo, può estinguere ogni ansia di felicità.
Vi auguro che stasera, prima di andare a dormire, abbiate la forza di ripetere con gioia le parole di Agostino, vostro caposcuola: «O Signore, tu ci hai fatti per te, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te».