Antonino Bello, meglio conosciuto come don Tonino, è stato un vescovo cattolico italiano molto amato. Oggi è il suo compleanno.
E’ nato il 18 marzo 1935 a Alessano in provincia di Lecce in Puglia, la sua amata terra a cui è rimasto legato sino alla fine della sua vita. La Congregazione per le Cause dei Santi ne ha avviato il processo di beatificazione. Oggi, giorno della sua nascita, fa un certo effetto riascoltare una sua omelia del 27 novembre 1988. Ciò che dice sembra proprio per noi, ora, per questa prova che stiamo vivendo.
Il Vangelo di riferimento è Luca capitolo 21, vv 25-26:“Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte”.
“Sembra quasi che il Vangelo di oggi faccia da cassa di risonanza alle nostre paure. Per cui viene quasi la voglia di dire basta Signore, adesso ti ci metti anche tu, perché mai aumenti la nostra angoscia parlandoci di stelle che precipitano, di soli che si spengono, di lune che non danno più luce perché mai amplifichi i nostri incubi collettivi.
Come se già non bastassero le nostre paure, ne abbiamo già tante: la paura del buio, dei lampi, del terremoto, delle tempeste. Oggi le paure hanno traslocato, si sono cioè trasferite dalla fascia cosmica alla fascia antropologica, non si articolano più intorno al cuore della natura ma le paure si articolano intorno al cuore dell’uomo.
Non si ha più paura della carestia provocata dall’avarizia della Terra ma si ha paura, angoscia della carestia provocata dall’avarizia e dall’egoismo dell’uomo. E’ dal cuore umano che nasce e si sviluppa la nube tossica delle paure contemporanee.
Paura della guerra, del terrorismo, di questa apocalisse a rate che ci viene somministrata dalla produzione crescente delle armi e dal loro squallido commercio clandestino e palese. Paura di non farcela ad uscire dal pantano in cui ci siamo infognati, paura che sia inutile impegnarci, tanto il mondo non possiamo cambiarlo noi, paura che oramai i giochi siano fatti.
Intinge anche lui il pennello nel barattolo nero dello scoraggiamento. No! Certamente non è così! Il Signore rivolge a noi lo stesso invito che l’Angelo rivolse a Maria:”Non avere paura, non temere”. Il Signore usa due verbi bellissimi: alzatevi ed elevate il capo. Sono i due verbi dell’anti paura, sono le due luci che ci devono accompagnare. ci invita ad alzare il capo, alzarsi significa credere che il Signore
Alzarsi, significa credere che il Signore è venuto 2000 anni fa proprio per aiutarci a vincere la rassegnazione. Alzarci significa riconoscere che se le nostre braccia si sono sono fatte troppo corte per abbracciare la speranza del mondo, il Signore ci presta le sue. Allargare lo spessore della fede, allargare lo spessore della speranza puntando lo sguardo verso il futuro da dove Lui verrà un giorno nella Gloria per portare a compimento tutta la sua opera di Salvezza.
E allora lo sapete fratelli, non ci sarà più né pianto né lutto, e tutte le lacrime saranno asciugate dal volto degli uomini. Cristo un giorno tornerà e sarà festa per tutti gli amici! Paura non dobbiamo avere”.
Simona Amabene
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