In qualche particolare circostanza, il Santo Padre può concedere una deroga speciale per le cause di canonizzazione, detta canonizzazione “equipollente”.
Essa può sussistere quando si parla di persone che sono state “figure di particolare rilevanza ecclesiale, per le quali è attestato un culto liturgico antico esteso e con ininterrotta fama di santità e di prodigi”.
Al momento, la Chiesa sta valutando la spiritualità di due personalità del genere. Per loro e per la loro Beatificazione (tanto per cominciare), potrebbe essere applicato il principio della canonizzazione equipollente.
Si tratta di don Tonino Bello, Vescovo di Molfetta (Bari), morto il 20 Aprile del 1993, e del laico Luigi Rocchi, venuto a mancare il 26 Marzo del 1979, a Tolentino (Macerata).
Don Tonino Bello è stato un uomo di grande carisma e dialettica, come dimostrano i suoi tanti scritti sulla Vergine Maria e sulla Chiesa, che dovrebbe rimanere a servizio dei fedeli, specialmente dei poveri. Promosse gruppi Caritas in tutte le parrocchie della sua Diocesi e non mancava mai di lasciare aperti gli uffici vescovili per chiunque avesse bisogno di un luogo asciutto e comodo dove passare la notte.
Era un Terziario Francescano, ma anche guida del movimento Pax Christi, col quale promosse azioni di pace a livello internazionale. Ci lasciò con questo messaggio: “Coraggio! Vogliate bene a Gesù Cristo, amatelo con tutto il cuore, prendete il Vangelo tra le mani, cercate di tradurre in pratica quello che Gesù vi dice con semplicità di spirito. Poi, amate i poveri. Amate i poveri, perché e’ da loro che viene la salvezza, ma amate anche la povertà. Non arricchitevi”.
Luigi Rocchi è stato autore instancabile di ben 1700 lettere, in cui parlava agli altri della fede nell’unico Dio possibile. Lui poteva scrivere solo con un bastoncino di legno tra i denti, che gli serviva a premere i tasti, essendo affetto dal morbo di Duchenne, un tipo di distrofia muscolare progressiva che lo costringeva all’immobilità.
Tenne per lungo tempo una rubrica sul “Messaggero di Sant’Antonio”, in cui rispondeva ai suoi lettori. E’ morto a soli 38 anni, lasciando a noi innumerevoli spunti di riflessione sul perché della sofferenza estrema su questa terra. Diceva: “Tante volte mi sono chiesto il perché di tanto soffrire, di tanto dolore. Ma Gesù stesso non ha voluto chiarire questo mistero.
Egli non è venuto per toglierci la sofferenza, né per spiegarla. Ci ha insegnato il modo per farne veicolo e causa di salvezza. La sofferenza in sé non ha valore, ed è abominevole, schifosa, credimi: io ne so qualcosa, io che la vivo tutti i giorni e ogni giorno aumenta e diventa più gravosa. Ma il valore sta nel sopportarla per amore degli altri. La sofferenza, la croce fece ribrezzo pure a Gesù: “Padre, se è possibile, allontana da me questo calice”. Gli faceva ribrezzo, ma lui l’accettò, l’affrontò per amore degli altri”.
Preghiamo dunque per questi due esempi di santità e per coloro che sono e saranno preposti a curare le loro cause di beatificazione.
Antonella Sanicanti
Segui tutte le nostre News anche attraverso il nuovo servizio di Google News, CLICCA QUI
“Fammi sentire la tua presenza”. È la preghiera della sera da recitare questo Giovedì per…
Gesù ci ha offerto molti insegnamenti di vita cristiana attraverso le sue parabole. Tra queste,…
La commovente storia di un uomo concepito da uno stupro che esalta il coraggio della…
Nell'attesa del Giubileo, Papa Francesco istituisce una festa davvero particolare per dare maggior risalto a…
Tutto ha inizio con la venerazione di un sacerdote alla Madonna del Lume che si…
Per nove giorni consecutivi ci rivolgiamo con fiducia alla Vergine Maria che per il tramite…