Dopo oltre 2000 anni di storia della Chiesa, sono tanti i cristiani perseguitati. Nonostante tutto, resistono e testimoniano la loro fede.
In Oriente, in particolare in Pakistan, sono ancora tanti i cristiani che vengono perseguitati o discriminati. Dopo Asia Bibi, un’altra donna diventa purtroppo simbolo delle persecuzioni.
Un altro caso come quello di Asia Bibi
In Occidente si sa, ma si preferisce ignorare. Mentre in Pakistan si continua a morire a causa della propria fede. Dopo il caso di Asia Bibi, un’altra donna è perseguitata a causa del suo credo, e il suo nome è Tabita. In Pakistan, l’Islam è la religione prevalente. Nonostante siano sempre soggetti a persecuzioni, i cristiani continuano a resistere e a non abbandonare la propria fede.
Le violenze, in particolare, si moltiplicano sulle donne. La protagonista di questa vicenda è Tabita Nazir Gill, è una cristiana di 36 anni, pakistana due figli, infermiera al “Sobrajh Maternity Hospital” di Karachi e potrebbe diventare l’ennesima vittima della legge contro la blasfemia presente nel Paese.
Tabita accusata di aver offeso Maometto
Tabita è stata accusata, dai suoi colleghi infermieri, di aver offeso Maometto e, per questo motivo, è stata insultata e aggredita. “Le fonti riferiscono che [quel giorno] è avvenuta una piccola lite perché Tabita Gill aveva detto a una collega di non essere d’accordo che quest’ultima raccogliesse soldi dai pazienti.
L’altra a quel punto ha cominciato a sostenere che Tabita Gill avesse commesso blasfemia e l’ha accusata di avere pronunciato commenti dispregiativi sui profeti dell’islam, compreso Maometto.
Dopo questa accusa terribile i colleghi musulmani l’hanno aggredita, l’hanno legata con una corda, rinchiusa una stanza dell’ospedale e torturata per costringerla ad ammettere il reato, sebbene lei insistesse a dirsi innocente” – scrive il portale pakistanchristianpost.com.
False accuse, ma più che altro sembrerebbe confermata l’ipotesi di un agguato premeditato ai danni della donna, organizzato dai suoi colleghi e con la volontà di esprimere, con lei, la loro incompatibilità religiosa.
Un altro organo di informazione, catholicherald.co.uk, scrive: “Secondo alcune ricostruzioni, Tabita è stata legata e rinchiusa in una stanza prima che fosse chiamata sulla scena la polizia. Gli agenti l’hanno presa in custodia e portata alla stazione di polizia Aram Bagh a Karachi.
Le loro indagini hanno concluso che le accuse portate contro la donna erano infondate. In mancanza di precedenti reclami contro di lei, le accuse sono state ritenute la conseguenza di un diverbio fra colleghi”.
Le proteste della folla per il suo rilascio
Tabita è stata, sì, scarcerata dopo poco tempo, ma il giorno successivo, la gente si è radunata davanti agli uffici di polizia. Hanno protestato per il suo rilascio e hanno fatto pressioni per la sua incriminazione. Cosicchè, i funzionari di Polizia hanno registrato la denuncia a carico della donna.
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Tabita, ora, si sarebbe rifugiata con la sua famiglia in un luogo segreto e protetto. Si attende, ora, un’azione diplomatica da parte delle Nazioni Unite per evitare un altro “caso” come quello di Asia Bibi.
ROSALIA GIGLIANO