Ci sono delle persone che reputano l’opposizione della Chiesa a concedere il ruolo di padrino o madrina alle persone divorziate come una presa di posizione priva di alcuna logica. In realtà una ragione c’è e non deriva solo da una regola che alcuni possono giudicare “Antiquata”, ma dalla semplice e pura logica: chi fa il padrino o la madrina dev’essere una persona che si incarichi di guidare il battezzato in una vita all’insegna di Cristo.
La ragione è sufficientemente chiara dunque, ma per esplicitare nel dettaglio prendiamo come esempio la spiegazione che il teologo Giordano Moraro fornisce ad una lettrice di ‘Famiglia Cristiana’ che chiede: “Può essere madrina di battesimo una divorziata che non convive, ma frequenta un uomo con il quale ha rapporti fisici, o una signora non sposata ma che convive con un compagno?”.
Il teologo risponde esponendo il ruolo che si assume un padrino di battesimo: “Il padrino e la madrina non sono semplici testimoni del Battesimo avvenuto, ma un aiuto a vivere la vita professata nel Battesimo. Non si può aiutare un altro a vivere la vita da fedele di Cristo se prima non la si vive nella propria vita”. L’errore comune, quindi, è quello di pensare che si assurga solamente al ruolo di testimoni all’interno della singola cerimonia.
Pertanto Muraro chiede alla lettrice: “Che insegnamento può trasmettere con la vita una persona che disattende abitualmente la legge di Dio?” e conclude scrivendo: “Altro è peccare per fragilità, altro è fare del peccato una consuetudine di vita! Non è necessario aspettare una decisione delle autorità competenti, ma dovrebbe essere la propria coscienza a dire che non si può accettare un compito che non si è in grado di svolgere”.