Una donna musulmana stava per affrontare il suo quinto parto cesareo ed era stata affidata alle Suore Comboniane.
Lei si chiamava Lubna Abdel Aziz.
Nata in Sudan nel 1965, aveva 32 anni, quando venne ricoverata al St. Mary’s Maternity Hospital di Khartoum.
Subito dopo il parto, rischiò di morire, a causa di emorragie varie e altrettanti interventi chirurgici che dovette subire.
Aveva avuto anche delle trasfusioni e un edema polmonare, oltre ad una isterectomia, e oramai i medici la dichiararono in fin di vita.
Nonostante le apparenze del tutto prive di buon auspicio, le Suore cominciarono a pregare per lei, seguendo una Novena a San Daniele Comboni, allora Beato (fatto Santo proprio in seguito alla guarigione di Lubna Abdel Aziz).
Qualche giorno dopo, la donna era guarita e la Consulta Medica della Congregazione per le Cause dei Santi dichiarò la guarigione “rapida, completa, scientificamente inspiegabile”.
I Cardinali e i Vescovi, nella Sessione Ordinaria del 15 Ottobre del 2002, furono d’accordo sull’avvenuto miracolo e Papa Giovanni Paolo II canonizzò Daniele Combonim il 5 Ottobre del 2003.
San Daniele Comboni aveva avuto l’occasione di conoscere Alphonse Marie Ratisbonne, il sacerdote che (insieme al fratello, anch’esso sacerdote) aveva fondato l’Istituto Religioso “Nostra Signora di Sion”.
“Quanta emozione ha provato il mio debole cuore! Io vi ho trovato là l’opera di Dio, il miracolo di questo secolo di errori in favore dei poveri figli di Abramo. Io sono convinto della verità dei fatti e da un insieme di quello che si evidenzia nella nostra epoca, che si avvicina il Regno di Dio per gli sfortunati fratelli israeliti e che le Opere di Dio, realizzate dai venerabili fratelli Ratisbonne, ne sono i più forti strumenti, la felice iniziativa e che Nostra Signora di Sion è l’apostolo dei discendenti dei suoi antenati, del popolo eletto.”
Con queste parole, l’allora missionario e Vescovo Daniele Comboni, descriveva la sua stima per i fratelli Ratisbonne che tentarono di potere a Cristo molti ebrei.
I due si erano incontrati casualmente su una nave diretta in Terra Santa e, da allora in poi, Comboni non avrebbe più abbandonato l’Africa, divenendo il principale fautore della evangelizzazione del Sudan.
Nella convinzione che bisognava ripartire da Gerusalemme, il cuore storico del nostro Credo, per portare tutta l’Africa a Dio, fondò i Missionari Comboniani del Cuore di Gesù, nonché le Suore Missionarie Pie Madri della Nigrizia, e preparò un “Piano per la rigenerazione dell’Africa” per “salvare l’Africa con l’Africa”, che prevedeva la costruzione di scuole e istituti, che potessero formare medici, insegnanti, preti e suore del posto.
Antonella Sanicanti
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