“A seguito del mio ricorso presentato alla Con clero, dopo aver inviato una lettera al mio vescovo il 21 settembre, nella quale tornavo a professare tutte e singole le verità della fede cattolica, compreso l’ossequio della volontà e dell’intelletto al Romano pontefice, il prefetto della Congregazione per il Clero mi ha notificato che il ricorso veniva sospeso fino all’8 dicembre. Intanto io avrei dovuto fare un pubblico attestato di fedeltà a papa Francesco sui network.
Mi sono chiesto il perché di tale singolare richiesta. Ad ogni modo, avendo nella lettera precedente espresso il mio ossequio dell’intelletto e della volontà al romano pontefice, non ho ritenuto di dover intervenire su tale richiesta. Da dove mai mi sono chiesto viene questa insolita richiesta, che non si è mai avuta?”.
È questo un estratto della replica di un sacerdote, don Alessandro Minutella, che era stato allontanato dalla sua parrocchia, per atteggiamenti conflittuali nei confronti del Papa e della posizione che, al momento, la chiesa, sta prendendo rispetto a certi argomenti.
La diatriba era scaturita principalmente in merito alle discussioni suscitate dal testo di Amoris Laetitia.
Ovviamente, il documento su citato, sottolinea la caparbietà del sacerdote, nel portare avanti la sua rivolta.
Nel ricordare che la vocazione sacerdotale è definita dall’etimologia latina “sacerdos – otis” (“sacer,” ossia sacro, più la radice “dhe” di “facere”) e vuol dire “fare il sacro”, abbiamo il diritto di avere delle perplessità su chi si allontana dalla mano che lo ha guidato, ritenendo che non ha più motivo di percorrere quella strada.
Continua don Minutella: “Ad ogni modo oggi (ieri per chi legge, n.d.a.) sono stato convocato in Curia dal mio vescovo, che dopo lunghi mesi di latitanza con il sottoscritto e mi ha dato una lettera nella quale si dice che se io non farò un atto di pubblica fedeltà a papa Francesco sarò scomunicato con due solenni scomuniche.”.
Noi replichiamo con le parole del Vangelo: “Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non può reggersi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non può reggersi.”.
Ed è questo che preoccupa davvero noi devoti cristiani, che al posto della correzione fraterna, della misericordia e della comprensione (insegnateci da Cristo crocifisso) si adottino stragedie che portano alla diffamazione e alla calunnia del Capo della chiesa.