Nella prima Messa celebrata al Duomo di Milano dopo il lockdown c’è stata una discreta presenza di fedeli, felici di poter essere presenti.
Monsignor Borgonovo ha sottolineato l’importanza del ritorno alla funzione in presenza, unico modo per celebrare la Pasqua in Cristo.
Finalmente riapre la prima cattedrale chiusa a causa del lockdown
Il 9 marzo scorso tutte le chiese d’Italia sono state interdette ai fedeli per rispetto della quarantena necessaria a contenere il contagio da Coronavirus. Prima ancora che il governo si esprimesse in tal senso, il vescovo di Milano aveva invitato i sacerdoti a non celebrare la Santa Messa per ragioni di sicurezza. Un invito che era stato seguito da molti, ma che alcuni avevano disatteso. Così, quando anche il governo ha chiesto l’interruzione delle celebrazioni in presenza, il Vaticano e Papa Francesco hanno dato il buon esempio rispettando le disposizioni.
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Oggi a distanza di oltre due mesi, tutte le chiese e le cattedrali d’Italia hanno riaperto ai fedeli. Lo stesso ovviamente è accaduto a Milano. Al Duomo, per la prima Messa dopo il lockdown si sono presentati 30 fedeli per uno spazio che, causa restrizioni per il Coronavirus, ne può accogliere al momento solamente 60. Un’apertura simbolicamente più importante delle altre, visto che la cattedrale milanese è stata la prima a chiudere in Italia. A presiedere la funzione, svoltasi nella cappella feriale della cattedrale, è stato il capo della Veneranda Fabbrica Monsignor Gianantonio Borgonovo.
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Com’è andata la prima
Nonostante una procedura d’ingresso macchinosa, che prevede la misurazione della temperatura, il controllo borse e il passaggio sotto al metal detector, i fedeli giunti al Duomo per la prima Messa dopo il Lockdown hanno palesato la propria gioia. Intervistata poco prima dell’inizio della funzione, una signora ha dichiarato: “Ho pregato molto di più a casa, ascoltando la Messa tutte le sere e mi sentivo di più legata a Dio, ma adesso avevo voglia di riprendere perché il contatto fisico serve. Mi mancava casa del Signore: la chiesa. Essere di nuovo presente con tutte precauzioni è giusto: bisogna vivere nella positività”.
Monsignor Borgonovo ha iniziato la funzione con una considerazione su quanto vissuto in questi mesi e sull’importanza della funzione in presenza: “Carissimi vi abbiamo aspettato tanto: da quel 9 marzo non ci vedevamo più, potevamo incontrarci solo con lo streaming e la tecnologia, ma la nostra realtà è vivere la Pasqua di Gesù come persone umane e vive“. Durante l’omelia ha ricordato anche che si torna in chiesa nel giorno del centenario della nascita di Giovanni Paolo II e si è augurato che tutti i presenti possano compiere un “cammino fecondo di spirito” per sé stessi e per tutti quelli che incontreranno.
Il video dal canale YouTube La Repubblica
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Luca Scapatello