Fotografa con impressionante spirito profetico, la condizione che potrebbe portare a un’escalation nucleare che rimanda all’attuale conflitto in Ucraina.
Storica firma del Corriere della Sera del Novecento, è anche uno dei più grandi scrittori italiani dell’ultimo secolo, ma forse preso poco in considerazione.
Lo scritto di Buzzati oggi si presenta come di un’attualità sorprendente e pienamente profetica. Il geniale scrittore mostrò infatti come si sarebbe potuti arrivare al rischio di una guerra atomica, che come purtroppo ha ripetuto numerose volte Papa Francesco non sarebbe altro che la guerra finale.
La condizione dietro cui c’è un rischio enorme
Buzzati parla di una bomba ad idrogeno fatta brillare il 1 marzo 1954, ma allo stesso tempo fa anche luce su uno stato mentale e su una condizione che avrebbe inevitabilmente caratterizzato un rischio molto concreto, nonostante a primo impatto potrebbe fare pensare all’esatto opposto. “Il vero pericolo è il seguente: che ad un certo punto la bomba atomica non faccia più paura”, scriveva nel suo famoso libro Il deserto dei Tartari.
Oggi sembra purtroppo essere arrivati a questo livello in cui anche un dramma enorme come quello della bomba atomica quasi non fa più nemmeno paura. Quando lo scorso 27 febbraio Putin ha ordinato ai suoi militari di mettere in allerta il sistema di deterrenza nucleare, i media hanno quasi taciuto ogni informazione a riguardo. Soltanto pochi giornali hanno riportato la notizie, e molto in sordina rispetto a tutte le altre di importanza infinitamente minore.
Uno scenario che evoca enormemente il racconto di Buzzati e la condizione psicologica da lui stesso descritta. “A un certo punto, dinanzi alla prospettiva della distruzione totale e immediata non di un quartiere, non di una città, non di una provincia, ma di tutto un paese, se non addirittura di un intero continente, l’uomo cessa di tremare o per lo meno avverte un senso di sollievo, di conforto, di liberazione. Subentra l’atteggiamento psicologico da ‘fine del mondo'”, scriveva.
Il pericolo di arrivare a un punto in cui l’umanità non teme più l’atomica
Il vero e proprio pericolo è quindi di arrivare al momento in cui l’umanità, dai capi militari e politici all’opinione pubblica, quasi non tremasse più di fronte all’ipotesi di un conflitto così devastante. Perché sarebbe proprio quello il momento in cui potrebbe verificarsi davvero e nel peggiore dei modi.
L’idea che le sanzioni possano esasperare Putin al punto da fargli premere sul pulsante del nucleare, di fatto, non sembra quasi spaventare più Europa e Stati Uniti. I cittadini, sopraffatti da continue notizie allarmanti, quasi non sanno più dove rintracciare la verità dei fatti e stentano a fidarsi di tutte le informazioni che gli vengono consegnate
Tutti i recenti Papi hanno messo estremamente in guardia dai pericoli prodotti dalle tecnologie militari. Giovanni Paolo II nel 1991 parlò della “minaccia di una guerra atomica, capace di condurre all’estinzione dell’umanità”. “La scienza, usata a fini militari, pone a disposizione dell’odio, incrementato dalle ideologie, lo strumento decisivo. Ma la guerra può terminare senza vincitori né vinti in un suicidio dell’umanità”, disse il Santo polacco.
Papa Francesco oggi non smette mai di ripetere di pregare per la pace nel mondo e per la fine del massacro ai danni del martoriato popolo ucraino. Purtroppo, sono molti quelli che sembrano pensarla diversamente dal Pontefice.