La cultura della morte, avanza a grandi passi, ed è incredibile che nessuno se ne accorga. Ormai si leggono sui giornali e in ogni dibattito pubblico grandi manifestazioni di giubilo solamente per eventi che hanno a che fare con la morte, piuttosto che con la vita.
Dall’aborto all’eutanasia, passando per la famiglia liquida, per l’utero in affitto, per la droga libera, le nuove battaglie del progressismo liberale passano tutte per un unico comune denominatore: l’abbattimento della famiglia naturale e dell’ordine naturale umano.
In un tempo di pandemia perenne, di vaccinazioni obbligatorie diffuse a ogni età e latitudine, di virus che spuntano da laboratori misteriosi, di aborti “fai da te” sempre più semplici e di suicidi assistititi e liberi come grandi traguardi di “civiltà”, è ormai sempre più evidente che tutto gioca a favore della morte low cost. Veloce, pratica, indolore, l’importante è che non si parli mai di senso della vita, di ragioni per vivere, di felicità concreta e di gioia piena, la stessa che il Signore Gesù dona ai suoi figli che credono in Lui.
Anche l’Italia, una delle ultime deboli trincee cristiane, almeno un tempo, è arrivato il suicidio libero. Per il comitato etico dell’Asl delle Marche ci sono le condizioni per la morte di un uomo tetraplegico, con il via libera arrivato dopo due diffide legali all’Asur e l’aiuto offerto dalla solita associazione Luca Coscioni.
La decisione del Comitato etico dell’Azienda sanitaria è arrivata dopo un iter lungo e faticoso e a causa del fatto che si sono dette verificate tutte e quattro le condizioni stabilite dalla Corte Costituzionale nella sentenza Capato-Dj Fabo. Vale a dire che “Mario è tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale; è affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che reputa intollerabili; è pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli; e che non è sua intenzione avvalersi di altri trattamenti sanitari per il dolore e la sedazione profonda”.
Nel documento scritto dal Comitato si dice che questi requisiti sarebbero tutti presenti e quindi si chiedono informazioni sul tipo di farmaco indicato per uccidere il paziente, e di conseguenza sulle modalità in cui deve avvenire la somministrazione letale. Nel nostro Paese, infatti, il suicidio assistito è entrato entra nell’ordinamento italiano con una sentenza della Corte Costituzionale del 25 settembre 2019. Per via non di una legge del Parlamento ma di una sentenza della Consulta.
Per i credenti, ciò significa spalancare di fatto le porte all’abisso del male. Ogni malato abbandonato a sé stesso sarà quindi tentato di farla finita, magari con la spintarella etica di medici che eseguono queste pratiche o di associazioni interessate a farlo. Vivere una vita soli, in condizioni devastanti, senza l’amore radicale di chi sta intorno evidentemente non è semplice, ancora meno di quanto lo sia già per natura medica.
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Ci sono tante persone che vivono in questa maniera, per la semplice ragione che spesso familiari, amici, istituzioni, organizzazioni non donano loro il necessario supporto, le terapie adeguate ad affrontare il male, l’affetto e la vicinanza cristiana che solo con una grande fede è possibile. Ma che è certamente possibile, e di questo ogni cristiano ne è sempre certo.
Da oggi disabili di ogni genere, persone magari in situazioni considerate “fastidiose” per tante ragioni, rischiano di vedere aperta una porta per la loro uccisione. Oggi un piccolo passo legato alle 4 precise “condizioni”, un domani si vedrà. Aperta una porticina, poi si spalanca un portone, sappiamo come vanno le cose.
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Nel nord Europa ci sono Paesi che concedono l’eutanasia anche a minorenni depressi, chi dice che un domani non possa accadere anche qui da noi, nel Paese che sta al cuore della cristianità, della cultura che ha formato la civiltà moderna e occidentale e che ora sembra tornare inesorabilmente indietro nel tempo, all’antica civiltà pagana in cui i disabili semplicemente venivano gettati dalla rupe?
Oggi il paganesimo è frutto dell’economia capitalistica, perché mantenere un malato è un peso economico che intacca il profitto delle multinazionali della sanità. É poi conseguenza dell’ecologismo sfrenato, detto malthusianesimo, che vede nel centro della propria dottrina l’idea che gli esseri umani sono troppi per il pianeta per questo ne vanno eliminati il più possibile, e vanno invitati duramente a non fare figli, ad essere “child-free”, a vivere unioni biologicamente sterili o a farsi sterilizzare direttamente per via chirurgica.
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A ricorrere alle contraccezioni, all’aborto, all’eutanasia, perché in fondo fa bene all’ambiente. A vaccinarsi tutti con farmaci sconosciuti contro la pandemia, e poi si vedrà che succede. É la cultura della morte, la nuova dottrina della fede, e pare che non ci si possa fare niente. Almeno a sentire i discorsi più in voga nel mainstream.
Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, ha affermato che “dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha a tutti gli effetti legalizzato il suicidio assistito, nessun malato ha finora potuto beneficiarne, in quanto il Servizio Sanitario Nazionale si nasconde dietro l’assenza di una legge che definisca le procedure”. E che “manca ora la definizione del processo di somministrazione del farmaco eutanasico“, ma altresì che “è possibile che la decisione del Comitato etico consentirà presto a Mario di ottenere ciò che chiede da 14 mesi”.
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“Mi sento più leggero, mi sono svuotato di tutta la tensione accumulata in questi anni”, sono le parole dell’uomo che verrà ucciso non appena si avranno indicazioni sulla somministrazione del farmaco. Ci si chiede però chi sia l’autore di questa tensione, se coloro che vogliono salvarlo e chiedono di farlo vivere in felicità, oppure coloro che lo utilizzano come una bandiera di immagine per la propria lotta politica, estremamente ideologizzata, a favore della morte.
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