Oggi affrontiamo un tema alquanto spinoso che ci è stato proposto, se è lecito portare animali domestici in chiesa e soprattutto durante le celebrazioni. Il dibattito è acceso e le opinioni sono contrastanti andiamo a vedere se ci sono norme e linee guida che ci possono aiutare a comprendere meglio la questione.
In fatto di legislazione non c’è una vera e propria normativa che regolamenti l’ingresso o meno degli animali nei cosidetti luoghi di culto, da quello che ci risulta dopo accurate ricerche le uniche leggi che regolamentano l’accesso sono: la n. 60 del 2006 e la n. 37 del 1974, ma riguardano solo i cani accompagnatori di non vedenti, che hanno via libera in qualsiasi luogo pubblico e privato senza alcuna restrizione.
Un fattore importante per determinare se l’accesso agli animali domestici in chiesa è opportuno o no sono la cultura e le sensibilità locali verso gli animali. Alcune società hanno ad esempio un atteggiamento molto positivo verso la presenza di animali domestici, mentre altre sono meno accoglienti. Non appare quindi possibile stabilire una norma generale.
Questo è anche più o meno il caso delle chiese. Dal materiale che ho raccolto da varie fonti, pare che nella maggior parte dei casi la decisione finale tocchi al sacerdote, il quale tiene conto dei principi generali e delle situazioni locali.
Nella maggior parte dei casi, tuttavia, i sacerdoti tendono a scoraggiare i fedeli dal portare i loro animali in chiesa, ad eccezione dei cani guida.
La maggioranza dei fedeli pare condividere questa posizione. Di norma ritengono che sia inopportuno portare i propri animali in chiesa e si sentirebbero molto a disagio per la loro presenza durante la liturgia.
Tra le ragioni di questa riluttanza spiccano le seguenti:
– La maggior parte dei fedeli va in chiesa per adorare Dio con la massima attenzione. Se invece cercassero un intrattenimento, andrebbero a un concerto o uno spettacolo. E se volessero stare in compagnia di un animale domestico, andrebbero al parco. Molto probabilmente lasciano i loro animali domestici soli a casa in molte altre occasioni, ad esempio quando vanno a lavorare o al teatro, o quando partecipano a un evento sociale formale. A maggior ragione non conviene portarli in chiesa, dove potrebbero essere fonte di distrazione per i proprietari stessi o per gli altri.
– Inoltre gli animali domestici non beneficiano della celebrazione e in effetti l’ambiente affollato potrebbe essere una fonte di stress per loro. Un’eccezione è senz’altro la benedizione annuale degli animali, che avvengono nelle feste di alcuni santi come san Francesco d’Assisi e sant’Antonio Abate. In queste occasioni, però, tutta la celebrazione o la cerimonia di benedizione si svolge di norma all’esterno e non all’interno della chiesa.
– Anche gli animali meglio addestrati e più puliti possono ancora causare reazioni allergiche o fobiche in molte persone, sia giovani che meno giovani. La maggior parte dei cristiani non vuole essere causa, anche involontariamente, di questo tipo di problemi nelle persone che assistono alla liturgia.
Questi sono solo alcuni motivi per i quali sacerdoti e fedeli sono generalmente sfavorevoli a portare cani ed altri animali in chiesa. Ci possono essere alcune eccezioni e più o meno tolleranza in alcuni posti, ma penso che questa sia l’opinione generale.
Tutto questo non significa che la Chiesa abbia una visione negativa sugli animali e non li apprezzi come parte integrante della Creazione. A questo proposto il Catechismo della Chiesa Cattolica dice:
“2415. Il settimo comandamento esige il rispetto dell’integrità della creazione. Gli animali, come anche le piante e gli esseri inanimati, sono naturalmente destinati al bene comune dell’umanità passata, presente e futura. L’uso delle risorse minerali, vegetali e animali dell’universo non può essere separato dal rispetto delle esigenze morali. La signoria sugli esseri inanimati e sugli altri viventi accordata dal Creatore all’uomo non è assoluta; deve misurarsi con la sollecitudine per la qualità della vita del prossimo, compresa quella delle generazioni future; esige un religioso rispetto dell’integrità della creazione”.
“2416. Gli animali sono creature di Dio. Egli li circonda della sua provvida cura. Con la loro semplice esistenza lo benedicono e gli rendono gloria. Anche gli uomini devono essere benevoli verso di loro. Ci si ricorderà con quale delicatezza i santi, come san Francesco d’Assisi o san Filippo Neri, trattassero gli animali.
“2417. Dio ha consegnato gli animali a colui che egli ha creato a sua immagine. È dunque legittimo servirsi degli animali per provvedere al nutrimento o per confezionare indumenti. Possono essere addomesticati, perché aiutino l’uomo nei suoi lavori e anche a ricrearsi negli svaghi. Le sperimentazioni mediche e scientifiche sugli animali sono pratiche moralmente accettabili, se rimangono entro limiti ragionevoli e contribuiscono a curare o salvare vite umane”.
“2418. È contrario alla dignità umana far soffrire inutilmente gli animali e disporre indiscriminatamente della loro vita. È pure indegno dell’uomo spendere per gli animali somme che andrebbero destinate, prioritariamente, a sollevare la miseria degli uomini. Si possono amare gli animali; ma non si devono far oggetto di quell’affetto che è dovuto soltanto alle persone”.
Non avere animali in chiesa significa semplicemente che il contesto liturgico non è il luogo adatto o giusto per mostrare questo rispetto e benevolenza verso di loro.
Fonte : zenit.org.it