La dolorosa notizia colpisce il mondo del giornalismo e della politica cattolica, nonché in particolare della comunità di fede a cui era legato in maniera molto salda.
Era infatti tra i fondatori del movimento di Comunione e Liberazione, nonché di un’importante rivista cattolica, dimostrando così la sua vita spesa a servizio della “Buona battaglia”.
Luigi Amicone è infatti morto stanotte, colpito da un infarto e trasportato d’urgenza all’ospedale San Gerardo. Aveva solamente 65 anni, e i medici hanno parlato di pneumotorace e conseguente arresto cardiaco. Morto poco dopo essere arrivato in ospedale, Amicone ha lottato tutta la vita per i valori cattolici in cui credeva ciecamente.
La storia e la vita di Luigi Amicone
Ex consigliere comunale di Forza Italia non eletto alle ultime amministrative, è anche noto per essere tra i fondatori di CL e del settimanale (oggi mensile) Tempi. Tutti lo conoscono come attivista energico verso tutte quelle battaglie che la Chiesa ha purtroppo perso negli ultimi decenni, ma lui non si è mai lasciato scoraggiare ed è sempre andato avanti nella sua strada.
Non si è lasciato insomma irretire dalle battaglie del mondo, ma ha testimoniato la Parola e il messaggio del Signore nel mondo. Battaglie come quelle prima su divorzio e poi su aborto, contro il giustizialismo di Mani Pulite, contro l’eutanasia o i matrimoni gay. Di recente ha anche criticato Salvini per avere schierato a Milano un candidato a suo avviso debole, e infatti la sua compagine politica è finita sconfitta.
Il ricordo di amici e colleghi del movimento di CL
Gli amici e colleghi lo ricordano come un “capotribù”, in quanto lo era “assieme alla moglie Annalena – di una famiglia numerosa, 6 figli, cui va ora il nostro pensiero e la nostra preghiera”. “Ancora ieri discutevamo con lui di un articolo da scrivere, di un intervento da pubblicare su Tempi, di come commentare l’ultimo sviluppo di cronaca”, scrive il sito della rivista da lui fondata. “La notizia della sua morte ci coglie all’improvviso e impreparati, come sempre accade”.
Poi una prece, richiamandosi al fondatore di Comunione e liberazione: “Che don Giussani, il suo amico e maestro, che aveva per lo spirito libero e gioviale di Amicone una predilezione, ci guidi in questo momento di smarrimento, ricordandoci di confidare sempre in quel Destino al cui cospetto si trova ora il nostro carissimo amico Gigi“.
Una personalità sopra le righe e con la schiena dritta
La personalità di Amicone è sicuramente sui generis, sopra le righe, irruente e geniale. Da giovanissimo, tredicenne, scende in piazza con i movimenti operai, poi conosce un sacerdote che gli cambia la vita. Raccontò al Corriere: “Sulla mia strada si para nel frattempo don Giorgio Pontiggia, il più viscerale, potente, gigantesco educatore che abbia mai conosciuto. Una figura alla Guevara che mi porta a Cristo invece che alla rivoluzione proletaria“.
Sempre il Corriere lo ricorda così: “Fonda Tempi e diventa uno degli intellettuali più in vista del movimento. Un reazionario purissimo, dicevano di lui. Eppure è lui che trova a Casarsa e fa pubblicare su Il Sabato, altra rivista d’area, alcune poesie inedite di Pierpaolo Pasolini, intellettuale comunista, omosessuale, eretico per definizione. Negli anni Amicone si farà anche putiniano, trumpiano e a un certo punto persino orbaniano, cosa che lo porta in minoranza anche tra gli eredi di don Gius”.
Le parole dei rappresentanti delle istituzioni
Anche in sindaco di Milano Beppe Sala, rieletto alle ultime votazioni, si è unito al cordoglio, scrivendo di lui: “Un fine scrittore, un acuto giornalista, ma soprattutto un amico. Si è spento, troppo presto, Luigi Amicone, che ho avuto modo di apprezzare come consigliere comunale dai banchi dell’opposizione. Non dimenticherò mai il suo acume e la sua passione per la nostra città“.
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Molti i ricordi pubblici, dal presidente della Lombardia Attilio Fontana, ai giornalisti di aree contrapposte Gad Lerner e Mario Adinolfi. “Luigi è stato per me un avversario appassionato ma gentile con il quale ci siamo sempre voluti bene. Oggi lo piango insieme ai suoi familiari e alla sua comunità di fede”, ha scritto Lerner. “Volle dedicarmi una copertina di Tempi in cui mi descrisse come un “pericolo pubblico”. Discutevamo molto, qualche volta in tv ci capitò pure di litigare. Ma Luigi ci credeva. Dio, se ci credeva. Che dolore”, è il ricordo di Adinolfi.
Ferrara: “Era giornalista e predicatore ciellino senza boria e moralismo”
“Era giornalista, polemista, politico un po’ per scelta un po’ per caso, predicatore ciellino senza boria e senza moralismo. E’ morto stanotte a Monza”, scrive invece Giuliano Ferrara sul Foglio, quotidiano con cui Amicone ha collaborato. “Esagerazione e affetto fraterno erano incastonati nel nome di Luigi Amicone, morto stanotte a tradimento nel rigoglio dei sessant’anni. Che poi Gigi sembrava a tutti e da sempre un bambino, lascia sei figli accuditi come cuccioli e una moglie amata ma sembrava lui stesso suo figlio”.
“La sua storia di giornalista, di polemista, di politico un po’ per scelta un po’ per caso, di predicatore ciellino senza boria e senza moralismo, di figlioccio di don Giussani, di avanguardista operaio prima e splendido militante cattolico dopo, tutta la sua storia è come il suo perenne movimento, come le sue letture, come le sue lettere e articoli, una faccenda di movimento e umanità. Ma forse pensando a lui umanità è parola specista“, conclude il giornalista fondatore a sua volta del Foglio.
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“Amicone per chi lo ha conosciuto, questo milanese purissimo figlio di immigrati abruzzesi, metteva nell’umanità del sorriso perenne molta animalità, molta natura generica, il gusto di correre e di essere dovunque, un’affabulazione qualche volta sgangherata e spesso di generosa eloquenza, e specificamente umani erano solo la fede, il dolore, l’amicale dedizione al suo Dio che era la chiesa, la tradizione, gli animali di città, il futuro e ogni possibilità appunto umana.”