A quarant’anni dalla fine della dittatura in Argentina, riemerge la drammatica storia di una donna sconvolta da un dolore devastante, che l’ha spinta a scelte controverse. La misericordia, tuttavia, non l’ha mai abbandonata.
Non è mai troppo tardi per riconciliarsi con Dio e con la Chiesa. Quella di Hebe de Bonafini è una storia molto dolorosa, che si intreccia con quella di due papi, l’ultimo dei quali suo connazionale, come lei testimone del dramma di un intero popolo.
Quarant’anni lontana dalla fede
Hebe de Bonafini avrebbe compiuto 94 anni il prossimo 4 dicembre. La sua scomparsa, avvenuta domenica scorsa, ha indotto il governo argentino a proclamare tre giorni di lutto nazionale.
L’anziana donna era nota per essere una delle fondatrici dell’associazione Madres de Plaza de Mayo, che riunisce le madri dei desaparecidos durante la dittatura militare (1976-1983) di Jorge Videla.
Durante quei terribili anni, Hebe de Bonafini patì la perdita dei suoi due figli Omar e Raúl Alfredo, fatti scomparire dal regime e mai ritrovati come centinaia di altri dissidenti.
La sua riconciliazione con la Chiesa di Roma iniziò a maturare nel 2016, durante il Giubileo della Misericordia, quando la Bonafini accettò l’invito in Vaticano di papa Francesco. A quel primo incontro, seguirono telefonate e un carteggio con il Santo Padre, che aiutò la madre dei due desaparecidos a riavvicinarsi alla fede.
“Pronta” a tornare alla casa del Padre
I due figli più grandi e la nuora (moglie di Omar) della Bonafini furono sequestrati e fatti sparire tra il 1977 e il 1978, durante i primi due anni di dittatura. La terza figlia venne invece torturata dalla polizia.
Subito dopo la sparizione del suo primo figlio, Hebe de Bonafini fondò il primo nucleo delle Madres, che, dal 1977, tutti i giovedì, si riunisce, per l’appunto, a Plaza de Mayo, marciando intorno al monumento noto come Piramide di Maggio, situato di fronte alla Casa Rosada, sede del presidente argentino.
Poco prima di morire, la Bonafini è stata visitata in ospedale dall’arcivescovo di La Plata, monsignor Víctor Manuel Fernández. Durante quell’incontro, la fondatrice delle Madres era apparsa “sorridente” e si era detta “pronta” a tornare alla casa del Padre. “Le ho portato i saluti di Francesco. Lei ha detto che è tornata alla fede dopo essersi riconciliata con lui”, ha confermato l’arcivescovo in un tweet.
Prese di posizione controverse
Pur essendo di umilissime origini e con un basso livello di istruzione, Hebe de Bonafini è diventata un punto di riferimento per i diritti umani a livello internazionale.
Temperamento impulsivo e poco diplomatico, l’anziana attivista si è talora lasciata andare a dichiarazioni e iniziative controverse, come quando si rallegrò per l’attentato alle Torri Gemelle: gli oppositori alla dittatura di Videla sono infatti unanimemente convinti della responsabilità statunitense riguardo agli orrori di quei sette anni.
Altre prese di posizione che fecero discutere furono l’appoggio della Bonafini alla guerriglia delle FARC colombiane e al terrorismo basco dell’ETA. La sua affermazione più scioccante, tuttavia, fu quando, poco dopo la sua morte, auspicò che San Giovanni Paolo II “bruciasse all’inferno”.
Nel gruppo delle madri dei desaparecidos si era radicata una mentalità fortemente anticlericale: anche il Vaticano, a loro avviso, era complice della dittatura. Hebe de Bonafini arrivò a dirsi favorevole all’aborto per il solo fatto che la Chiesa lo condannava.
Insultò più volte papa Francesco poi il cambiamento
La donna fu anche durissima con l’attuale pontefice, quando quest’ultimo era arcivescovo di Buenos Aires e presidente della Conferenza Episcopale Argentina.
“Questa signora, quella della piazza (de Mayo), mi ha insultato varie volte con artiglieria pesante, ma non chiudo la porta a una donna a cui hanno sequestrato i figli e non sa come e per quanto tempo li hanno torturati, quando li hanno uccisi e dove li hanno sepolti”, dichiarò Bergoglio ai tempi del loro incontro.
“Quello che vedo lì è il dolore di una madre – aggiunse il Papa –. Se mi usa o non mi usa non è un problema mio. Sarebbe un mio problema non trattarla con la mitezza del pastore”.
Nel maggio 2022, a sei anni di distanza dallo storico confronto in Vaticano, Hebe de Bonafini dichiarò: “Mi aveva invitata molte volte in Vaticano. Mi sembrava di non dover andare perché mi ero scontrata spesso con lui, ma poi un giorno ha mandato un vescovo a casa mia. Ho parlato con lui e ho accettato l’invito di fargli visita”.
L’attivista argentina, poi, affermò: “Avevo perso completamente la fede, e quando è iniziato questo rapporto mi ha restituito la fede, tanto necessaria… Senza fede non si può vivere, e grazie a questa fede parlo con i miei figli tutte le sere”.
Nel suo messaggio di cordoglio alle Madres de Plaza de Mayo, il Santo Padre ha scritto: “Voglio stare vicino a voi e a tutte le persone che piangono la sua dipartita. […] Il suo coraggio in momenti in cui regnava il silenzio ha promosso e poi mantenuto viva la ricerca della verità, la memoria e la giustizia”.