Avrebbe compiuto 102 anni il prossimo giovedì: Wanda Poltawska è tornata alla Casa del Padre dopo una vita straordinaria.
Nella notte di ieri, 24 ottobre, alle 23.30 circa, Wanda Poltawska ha concluso la sua vita terrena. A dare la notizia è stata la Curia di Cracovia. C’è molto da dire su questa donna che si può senza dubbio definire eccezionale.
Tra pochi giorni avrebbe compiuto 102 anni: Wanda Wicktoria Wojtasik era nata il 2 novembre 1921 a Lublino. Di famiglia cattolica, va a scuola dalle Orsoline e frequenta un gruppo scout che si oppone al regime nazista.
Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale infatti aderisce al servizio ausiliario e si unisce alla lotta di resistenza. Il 17 febbraio 1941, all’età di soli 20 anni viene arrestata dalla Gestapo e dopo un primo periodo di prigionia nel castello di Lublino viene deportata nel campo di concentramento di Ravensbruck.
Gli orrori del campo di concentramento e la domanda sull’uomo e su Dio
Trascorre ben quattro anni in quel luogo degli orrori e senza capire come riesce a sopravvivere. Insieme ad altre deportate viene usata come cavia per esperimenti pseudo medici alle gambe. Le vengono iniettate sostanze per vedere l’effetto che fa. Il rischio è di morire o di perdere gli arti, ma lei riesce ad uscirne senza grossi danni.
Ritrovata la libertà con la fine della guerra, l’esperienza del campo è qualcosa che inevitabilmente rimarrà indelebile nella sua storia. In un libro, edito in italiano con il titolo Ho paura dei miei sogni – quando la morte non vince solo molti anni dopo scrive le sue memorie.
Il male vissuto, l’orrore sperimentato, gli incubi notturni che si porterà dietro per moltissimo tempo, da tutto questo scaturisce in lei la domanda sull’uomo e su Dio.
Chi è l’uomo? Perché è capace di tanto male se è fatto a immagine di Dio? A queste domande cerca di dare una risposta. Anche per questo diventa medico psichiatra, analizza la psiche umana, ma capisce che c’è una componente spirituale che non si può escludere per comprendere.
L’amicizia con Karol Wojtyla
Trascorrono anni dalla sua liberazione, si sposa con il filosofo Andrej Poltawski, diventa madre di quattro bambine, lavora come psichiatra e continua a interrogarsi pur sempre mantenendo viva la fede.
“Non ho mai perduto la fede nel fatto che l’uomo è creatura divina, capace di azioni eroiche; ma Ravensbruck mi ha anche insegnato che l’uomo non è automaticamente un’immagine di Dio, che deve anzi lavorare per essere tale” scrive nel suo libro di memorie.
Cercando un sacerdote che sappia ascoltarla le viene consigliato di rivolgersi a Karol Wojtyla. È nella bellissima basilica di Santa Maria nel cuore di Cracovia che lo incontra e accoglie il suo invito ad andare alla messa ogni giorno.
Nasce un’amicizia tra colui che diventerà Giovanni Paolo II e la famiglia di Wanda Poltawska che durerà tutta la vita. Lei sarà presente sul letto di morte del Santo Padre. I loro viaggi estivi sui monti Beschidi e il loro legame fraterno sono raccontati anche attraverso la fitta corrispondenza che si sono scambiati per oltre cinquant’anni riportata nel libro Diario di un’amicizia – la famiglia Poltawski e Karol Wojtyla. Tali erano l’affetto e la sintonia reciproci che Karol Wojtyla concludeva le lettere firmandosi «fratello».
Il miracolo per intercessione di Padre Pio
La vita di Wanda Poltawska è stata costellata da innumerevoli dolori come da tante gioie. Dalla perdita del figlio primogenito alla nascita, ai dolori per un grosso problema alla colonna vertebrale causato da un colpo preso nel campo. Ma anche un doloroso intervento chirurgico affrontato nella lontana Honolulu negli anni ’60, e ancora prima, vive anche la sofferenza per un cancro al colon da cui è stata miracolata.
Si tratta di un episodio molto noto: aveva 41 anni e stava per essere operata per un tumore che si presentava molto grave. Karol Wojtyla, allora ancora solo arcivescovo di Cracovia, era a Roma per i lavori conciliari. Scrisse una lettera a Padre Pio chiedendo preghiere per questa giovane donna madre di quattro figlie. Il giorno prima dell’intervento in modo istantaneo il dolore era cessato e gli esami medici non presentavano più la presenza del cancro.
La difesa della vita e l’affermazione della verità sull’uomo
Oltre ad aver svolto il lavoro come docente del Dipartimento di psichiatria presso l’Accademia Medica di Cracovia, Wanda Poltawska ebbe vari incarichi accademici.
Fu docente di pastorale sanitaria alla Pontificia facoltà teologica di Cracovia, in cui organizzò l’Istituto di teologia familiare. Dal 1981 al 1984 insegnò presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia della Pontificia Università Lateranense di Roma.
Membro del Pontificio Consiglio per la Famiglia nel 1983 è stata anche nella Pontificia Accademia per la Vita nel 1994. Insignita della massima onorificenza polacca nel 2016, come Dama dell’Aquila bianca, è stata una delle più grandi personalità polacche contemporanee.
Ha condotto ricerche sui cosiddetti bambini di Oświęcim, persone che erano state mandate nei campi di concentramento in tenera età. È considerata una paladina della difesa della vita nascente da ogni attacco, ma soprattutto ha affermato la necessità sopra ogni cosa di riscoprire la verità sull’uomo.
Le domande esistenziali che sono nel cuore di ogni essere umano: “chi sono? da dove vengo? dove vado?” sono la base da cui partire per arrivare a Dio. Il problema di oggi, riferiva di recente durante un incontro, è che “l’uomo di oggi non si sofferma a pensare“. Si vive superficialmente senza riflettere su ciò che più ci rende umani, senza usare effettivamente la ragione.
Meditare sulla “genealogia divina, cioè l’origine divina dell’uomo, risolve e può risolvere tutti i problemi umani“ sono le sue parole per spiegare su cosa effettivamente bisogna puntare.
Gli ultimi anni di Wanda Poltawska
Con una vita così lunga Wanda Poltawska ha avuto la possibilità di lasciare un segno indelebile anche negli ultimi decenni interessandosi delle più attuali problematiche.
Nel 2014, all’età di 93 anni ha composto la Dichiarazione di fede di medici cattolici, a cui hanno aderito numerosi professionisti polacchi. Si tratta di un testo in cui i medici cattolici si impegnano ad operare seguendo la legge di Dio sopra ogni altra, in difesa della vita nascente dal concepimento alla morte naturale. Particolare attenzione è stata rivolta nella Dichiarazione al rifiuto della fecondazione assistita e a tutto ciò che concerne la manipolazione della vita, che la dottoressa Poltawska ha definito, anche nel suo opuscolo In vitro, come “lo stupro verso il Creatore“.
Wanda Poltawska ha condotto gli ultimi anni nella sua casa situata nella bellissima piazza principale di Cracovia accogliendo fino agli ultimi mesi le persone che le si rivolgevano per un saluto e un dialogo. Con estrema lucidità e affabilità è stata un dono per tutti ed una fonte di ispirazione: certamente può esser considerata un modello da seguire.