Stamattina è nato al cielo il papa emerito, il grande Benedetto XVI: un papa mite e umile capace di illuminare menti e cuori con la sua parola limpida e cristallina.
Mercoledì papa Francesco, al termine dell’udienza generale, aveva chiesto ai fedeli di tutto il mondo una «preghiera speciale» per l’anziano pontefice, dato l’aggravarsi delle sue condizioni di salute. Stamattina si è concluso il «lungo addio» di uno straordinario protagonista della vita della Chiesa tra XX e XXI secolo.
«Con dolore informo che il Papa Emerito Benedetto XVI è deceduto oggi alle 09:34 nel monastero Mater Ecclesiae in Vaticano. Non appena possibile seguiranno ulteriori informazioni». Con queste parole il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, ha annunciato ai fedeli e al mondo la morte del papa emerito Benedetto XVI.
In questi anni le condizioni di salute di Benedetto XVI, dopo il ritiro del 2013 nel monastero Mater Ecclesiae, sono state circondate dalla discrezione e dal riserbo. Le ultime immagini, diffuse sulla pagina Facebook della Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger – Benedetto XVI, lo mostravano visibilmente indebolito e affaticato. Col tempo il papa emerito aveva ormai perso quasi completamente l’uso della vista e della parola. E di conseguenza anche le sue uscire pubbliche si erano fatte sempre più rare.
Per la morte di Benedetto è giunto anche il cordoglio del presidente del Consiglio Giorgia Meloni: «Benedetto XVI è stato un gigante della fede e della ragione. Un uomo innamorato del Signore che ha messo la sua vita al servizio della Chiesa universale e ha parlato, e continuerà a parlare, al cuore e alla mente degli uomini con la profondità spirituale, culturale e intellettuale del suo Magistero. Un cristiano, un pastore, un teologo: un grande della storia che la storia non dimenticherà. Ho espresso al Santo Padre Francesco la partecipazione del Governo e mia personale al dolore suo e dell’intera comunità ecclesiale».
Il «Mozart» della teologia
Joseph Aloysius Ratzinger, il futuro papa Benedetto, nasce il 16 aprile 1927 a Marktl am Inn, nella Diocesi di Passau, in Germania. Inizia l’insegnamento dopo gli studi di filosofia e teologia all’Università di Monaco e alla Scuola Superiore di Filosofia e Teologia di Frisinga dal 1946 al 1951. Sempre nel 1951 diventa sacerdote.
Quattro anni dopo arriva la libera docenza con un lavoro su La teologia della storia di San Bonaventura e va a insegnare Dogmatica e Teologia fondamentale alla Scuola Superiore di Filosofia e Teologia di Frisinga. Andrà a insegnare anche a Bonn (1959 – 1963), a Münster (1963 – 1966), a Tubinga (dal 1966 al 1969) e Regensburg.
Accanto a Giovanni Paolo II
Nel 1962 Joseph Ratzinger, uno dei giganti di sempre della teologia (chiamato il «Mozart della teologia»), è già considerato una delle più brillanti menti teologiche del suo tempo. In quel periodo si segnala anche a livello internazionale grazie ai suoi interventi – come consulente teologico dell’Arcivescovo di Colonia Cardinale Joseph Frings – al Concilio Ecumenico Vaticano II, al quale darà una impronta fondamentale.
Nel 1977 Paolo VI lo nomina Arcivescovo di Monaco e di Frisinga. A giugno di quell’anno viene nominato cardinale e quattro anni dopo inizia il sodalizio con papa Giovanni Paolo II, che lo chiama a guidare la Congregazione per la Dottrina della Fede, la presidenza della Pontificia Commissione Biblica e la Pontificia Commissione Teologia Internazionale.
Un umile lavoratore nella vigna del Signore sulla Cattedra di Pietro
Quando Giovanni Paolo II nasce al cielo, tocca proprio a lui succedergli nel ministero petrino. È il 19 aprile 2005, al secondo giorno del conclave, quando viene eletto papa, 264° dei successori di Pietro. Da quel momento in avanti Joseph Ratzinger sarà Benedetto XVI. Dopo la sua elezione sulla Cattedra di Pietro, affacciandosi sul balcone in Piazza San Pietro, si era presentato così ai fedeli di tutto il mondo: «Dopo il grande Papa Giovanni Paolo II, i cardinali hanno eletto me, un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore». Il manifesto di un pontificato e di una vita intera.
Poi in data 28 febbraio 2013 la rinuncia al ministero petrino e per ritirarsi, fino alla morte, nel monastero Mater Ecclesiae. «Non abbandono la croce – aveva detto -, ma resto in modo nuovo presso il Signore Crocifisso. Non porto più la potestà dell’officio per il governo della Chiesa, ma nel servizio della preghiera resto, per così dire, nel recinto di san Pietro».
Vergelt’s Gott, Heiliger Vater! Adesso assistici dall’alto, tu che ci hai illuminati quaggiù sulla terra con la tua parola dolce e saggia.