É nato al cielo il sacerdote che assomigliava in maniera incredibile al santo frate di Pietrelcina. Ma c’erano diversi aspetti che accomunavano i due in maniera straordinaria e anche profetica rispetto ai tempi che stiamo vivendo.
Tutta la comunità ora lo piange con grande dolore e commozione, consapevoli tuttavia che ora li continuerà ad accompagnare dall’alto.
La sua barba bianca, folta e candida, era ormai diventata un segno a dir poco indistinguibile per i tanti che lo conoscevano, lo ammiravano e avevano imparato ad amarlo negli anni del suo sacerdozio. Il frate aveva vissuto negli ultimi nove anni nel convento dei padri francescani della Basilica di Santa Maria di Campagna, dentro le mura della città di Piacenza.
Il suo nome era Frate Felice Chiappetta, al secolo Alessandro, e si è spento venerdì scorso all’età di ottantuno anni. I confratelli oggi ricordano con commozione come nel convento fra Felice svolse “il servizio di confessore con grande dedizione e pazienza”. Anche questa è la ragione per cui tutti, in città, lo conoscevano come “il sosia di Padre Pio”.
Se infatti quel suo aspetto austero, che sembrava venire da tempi lontani, di un uomo che non si curava delle cose del mondo se non per portare gli uomini e le donne a quelle del cielo, lo accomunava in maniera incredibile al Santo di Pietralcina, era la sua implacabile attività di confessore che faceva subito scattare l’analogia con Padre Pio.
Nato il 26 luglio 1940 a Montalto Uffugo, in provincia di Cosenza, fra Felice prese i voti dopo essere tornato dal Canada, paese in cui si era recato per cercare lavoro, prima di venire ordinato sacerdote nel 1971. Dal 2003 al 2013 fu confessore di San Francesco a Forlì, e per un periodo svolse anche il ruolo di Rettore, dopo essere stato per alcuni anni parroco di Casole nel comune di Dovadola, in provincia di Forlì-Cesena.
La notizia della sua scomparsa, oltre ad avere provocato grande dolore tra i fedeli, ha lasciato un enorme vuoto. Tutti, in città, lo ricordano infatti come una presenza fissa all’interno del confessionale, dove era sempre intento “ad aspettare qualcuno bisognoso della misericordia di Dio”.
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Una speciale caratteristica che lo accomunava senza dubbio alla figura di Padre Pio, anche lui noto per trascorrere giornate intere, a volte fino a venti ore, al confessionale con la fila enorme di fedeli che da tutta Italia accorreva a lui per confessarsi. Padre Felice, proprio come Padre Pio, era una persona sempre disponibile, aperta al dialogo e all’ascolto, qualità oggi sempre meno facili da trovare.
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La sua figura, quindi, è quella di una Chiesa di altri tempi, e ci parla di una centralità del Sacramento della confessione che oggi purtroppo sembra essere sempre più in disuso, a causa della mancanza di sacerdoti e spesso persino, purtroppo, della fede. Il sorriso e la figura di fra Felice, impresso nei cuori dei tanti che hanno partecipato al funerale che si è svolto lunedì 24 gennaio, è un messaggio profetico di un amore della Chiesa per i suoi figli che supera tutto, anche la morte.
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