La riflessione del Papa va a toccare una dimensione profonda della vita di ognuno: la spiritualità in contrasto con il legalismo.
La lettera di San Paolo ai Galati include, tra le altre cose, un grande insegnamento sulla “libertà cristiana”.
Mai forzare nessuno, nemmeno nel nome di Gesù
“La libertà è un tesoro che si apprezza realmente solo quando la si perde – ha osservato il Santo Padre –. Per molti di noi, abituati a vivere nella libertà, spesso appare più come un diritto acquisito che come un dono e un’eredità da custodire”. Sul tema della libertà, ha aggiunto, sono scaturiti molti “fraintendimenti” e vi si sono scontrate molte “visioni differenti” nel corso dei secoli.
Nel caso specifico dei Galati, Paolo non accettava che “quei cristiani, dopo avere conosciuto e accolto la verità di Cristo, si lasciassero attirare da proposte ingannevoli, passando dalla libertà alle schiavitù”, cadendo in particolare nel “legalismo”, tutt’oggi “problema di molti cristiani”.
“Geloso della libertà”, Paolo si accorge dell’incursione di gente venuta a «spiare la nostra libertà che abbiamo in Cristo Gesù, allo scopo di renderci schiavi» (Gal 2,4).
Se una predicazione finisse col “precludere la libertà in Cristo non sarebbe mai evangelica”, sarebbe al limite “pelagiana o giansenista”. Non si può quindi, “mai forzare nel nome di Gesù, non si può rendere nessuno schiavo in nome di Gesù che ci rende liberi”.
I due pilastri
“La libertà cristiana, quindi – ha proseguito il Pontefice – si fonda su due pilastri fondamentali: primo, la grazia del Signore Gesù; secondo, la verità che Cristo ci svela e che è Lui stesso”. La libertà è scaturita, in particolare, “dalla Croce”: è proprio “dove Gesù si è lasciato inchiodare, Dio ha posto la sorgente della liberazione radicale dell’uomo”.
Che “il luogo dove siamo spogliati di ogni libertà, cioè la morte, possa diventare fonte della libertà” è un “mistero dell’amore di Dio”. Un mistero che “Paolo aveva sperimentato in prima persona”, al punto di affermare di essere stato «crocifisso con Cristo» (Gal 2,19).
La testimonianza di fede di San Paolo ci incoraggia ad “andare avanti in questa vita libera”, perché “il cristiano è libero, non schiavo di precetti”.
La verità ci deve inquietare
L’altro pilastro della libertà è la “verità della fede”, intesa non come una “teoria astratta” ma come la “realtà di Cristo vivo, che tocca direttamente il senso quotidiano e complessivo della vita personale”.
“La libertà rende liberi nella misura in cui trasforma la vita di una persona e la orienta verso il bene”, ha spiegato il Papa. Questa libertà, ha aggiunto, implica una conoscenza di stessi “a un livello più profondo”.
La verità, infatti, “ci deve inquietare, ci deve porre continuamente delle domande, affinché possiamo andare sempre più al fondo di ciò che realmente siamo”. L’inquietudine è dunque un “segnale che lo Spirito Santo sta operando in noi”.
Quello della verità e della libertà è un “cammino faticoso ma non impossibile che dura tutta la vita. Un cammino in cui ci guida e ci sostiene l’Amore che viene dalla Croce: l’Amore che ci rivela la verità e ci dona la libertà. E questo è il cammino della felicità. La libertà ci fa gioiosi e felici”, ha quindi concluso Francesco.