Molti degli aspetti della vita di San Giuseppe, padre adottivo di Gesù, sono a noi ignoti. Di lui si parla pochissimo nei Vangeli e non vi è riportata alcuna frase da lui pronunciata. Sconosciute anche la data e le cause della morte, episodio di cui non vi è alcun riferimento nei Vangeli. Molti studiosi ritengono che San Giuseppe sia morto prima della crocifissione di Gesù, questo perché non è presente sul Golgota, ma sopratutto perchè Gesù affida la madre a persone esterne alla famiglia.
Per tali motivi si ritiene che Giuseppe sia morto ben prima della crocifissione e che accanto a lui in quel momento ci fossero sia Maria che Gesù.
La tradizione, quindi, vuole che il padre terreno di Gesù sia morto sereno e felice poiché accanto a lui c’erano una moglie ed un figlio devoti. Questa splendida immagine ha portato a considerarlo come il santo patrono della “Morte felice”. I resoconti di questo momento sono numerosi ed appartengono principalmente a mistici che sostengono di aver avuto delle rivelazioni private. Uno di questi appartiene alla “Suora della bilocazione” madre Maria di Gesù di Agreda ed è riportato in uno scritto intitolato ‘La mistica città di Dio’:
“Poi quest’uomo di Dio, rivolgendosi a Cristo, nostro Signore, nella più profonda reverenza, volle inginocchiarsi davanti a Lui. Ma il dolcissimo Gesù, venendogli vicino, lo accolse tra le sue braccia, e chinando il capo tra queste Giuseppe disse: “Mio altissimo Signore e Dio, Figlio del Padre eterno, Creatore e Redentore del Mondo, dona la tua benedizione al tuo servo e all’opera delle tue mani; perdona, Re pieno di misericordia, le colpe che ho commesso al tuo servizio. Ti esalto e ti lodo, e ti rendo grazie con tutto il cuore perché nella tua ineffabile condiscendenza mi hai scelto per essere lo sposo della tua vera Madre; fa’ che la tua grandezza e la tua gloria siano il mio ringraziamento per tutta l’eternità’. Il Redentore del mondo gli diede la sua benedizione dicendo: “Padre mio, riposa in pace e nella grazia del mio Padre eterno e mia, e ai profeti e ai santi, che ti attendono nel limbo, porta la lieta notizia della prossimità della loro redenzione’. A queste parole di Gesù, reclinandosi tra le sue braccia, il beatissimo San Giuseppe spirò, e il Signore stesso gli chiuse gli occhi”.
Ma non solo, anche negli scritti di Maria Valtorta, forse una delle mistiche più “accettate” dalla Chiesa troviamo una descrizione meravigliosa del trapasso: Gesù che prega davanti a Giuseppe, con affianco Maria, recitando Salmi al Padre Celeste perché lo accolga tra le sue braccia.
Se tanti mistici racontano questa visione, perché non c’è dunque una risposta definiamola ufficiale della chiesa su questo tema?
Riteniamo che la risposta a questo quesito sia proprio nell’essenza stessa del messaggio salvifico contenuto nei Vangeli che va al di sopra di qualsiasi schema della conoscenza umana. Il disegno di Dio è incomprensibile agli uomini specialmente se lo si guarda attraverso i nostri occhi.
San Giuseppe è stato un esempio magistrale di protezione della famiglia e di obbedienza, il suo SI è stato fondamentale al progetto divino forse tanto quanto quello di Maria stessa. Un uomo giusto e santo la cui intercessione ha permesso infinite grazie. Ma anche lui è solo un tassello nell’immenso puzzle che rappresenta la storia della salvezza dell’uomo disegnata da Dio. Di Giuseppe, come detto, non si parla tanto, forse, semplicemente perché il focus era ben altro: Cristo con la sua missione di Redentore.
Alla luce di tutto questo che fine a fatto Giuseppe? si rivela una domanda tipicamente “terrena” frutto della ricerca di ad una risposta a qualcosa che appaghi più un nostro bisogno fisico che un mistero teologico. Una prassi che spesso ci porta fuori connessione da quello che realmente conta nel nostro cammino verso la “terra promessa”. Giuseppe ha avuto un compito determinante nell’adolescenza di Gesù e lo ha accompagnato proteggendolo, con amore paterno rimanendo nell’ombra, sino all’inizio della vita pubblica del Cristo. La sua uscita di scena è stata discreta, invisibile, perché il suo compito stabilito da Dio era quello. Giuseppe è sicuramente morto e la sua anima è salita al cielo. Il come non darebbe nulla di più al disegno divino.
Ma se a qualcuno serve proprio dare un’immagine a questa dipartita, pensiamo al fatto che Giuseppe è il patrono della Dolce Morte perché, probabilmente, nel momento della fine della sua esistenza lì, al suo capezzale, c’erano proprio Gesù e Maria. Quale morte migliore potrebbe desiderare un cristiano?
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